L’idea è nata dopo che il presidente della catena ha preso parte ad una esperienza simile organizzata da un’associazione di persone non vedenti in Svizzera. L’avventura inizia alla reception dove i clienti scelgono il numero delle portate, la tipologia (antipasti, primi, secondi) e le bevande; qui è possibile segnalare anche eventuali allergie o restrizioni alimentari. Ma nessuno sa precisamente cosa verrà servito in tavola: il cliente deve capire che cosa mangia aguzzando gli altri sensi. “Sembra impossibile, ma al buio è molto difficile distinguere il vino bianco dal rosato e dal rosso", racconta Subirana. La cena è emozionante e divertente dal momento che ci si trova allo stesso tavolo anche con sconosciuti e allora la chiacchiera diventa uno degli ingredienti fondamentali della serata: "Non ci sono tavoli singoli e i nostri ospiti si sentono vicini a persone che non conoscono e non vedono.
Per quanto riguarda il cibo, il menu è quello della cucina mediterranea, influenzata dalla francese, con tocchi di sapori americani, latini e asiatici. Ma questo non è un ristorante puramente gastronomico". Al buio, infatti, l’umanità appare sotto una luce diversa e anche i sapori e gli odori si accendono di colori sconosciuti. Molte pietanze sono pensate come finger food: solo prendendo il cibo con le mani, infatti, si può avere consapevolezza di dimensioni e consistenza. Il direttore del ristorante racconta anche della commozione che spesso travolge la sala: “Ci sono persone che hanno pianto nello scoprire cosa si prova nel non vedere”.
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