Cani e gatti di casa un amore a tempo

Cani e gatti di casa un amore a tempo
di Antonio Galdo
4 Minuti di Lettura
Domenica 4 Dicembre 2016, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 10:08
Siamo un popolo bestiale. Nel doppio senso letterale del termine: viviamo in compagnia, quasi in simbiosi, con le bestie, ma proprio con loro riusciamo a diventare brutali. Nelle nostre case si contano 60 milioni di animali domestici, più della metà delle famiglie hanno cani, gatti, pesciolini rossi, uccellini, tutti accuditi e coccolati, e poi appena arrivano le vacanze estive e natalizie, zac , con un colpo secco, abbandoniamo per strada qualcosa come 80mila gatti e 50mila cani. Eliminati.

TRADIZIONI
La convivenza con un pet, per dirla con il gergo anglosassone universale, per gli italiani è molto più di una moda, di una tendenza da rotocalchi, da cinema per bambini e da universo virale del web: è uno stile di vita, condiviso fino all’ossessione e difeso, con il portafoglio aperto, anche in tempi di Grande Crisi, quando bisogna risparmiare su tutto. Dentro questa weltanshauung poggiata sulla stretta vicinanza con le bestie c’è sicuramente il residuo del nostro antico scheletro di comunità contadina, ma anche la modernità dove si cerca qualsiasi appiglio per sfuggire al male oscuro della solitudine, dello stress, della depressione. Lo dimostrano le percentuali bulgare, tra l’80 e il 90 per cento, con le quali gli italiani, quando sono interpellati dai sondaggi che esplorano i motivi di un amore così appassionato, rispondono in coro che l’animale domestico porta in casa gioia, serenità, allegria. E perfino voglia di stare insieme, di tenere unita la famiglia. Il 92 per cento degli interpellati confessa, in modo esplicito che «non può più fare a meno» della compagnia di un animale domestico. 

CONSUMI
D’altra parte, la letteratura scientifica non fa altro che confermare, con studi a prova di qualsiasi verifica, che cani e gatti in casa, per esempio, allungano la vita, specie delle persone anziane. Mentre in otto regioni italiane, dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia, la pet-therapy è entrata stabilmente nei programmi sanitari, consentendo ai bambini, in particolare quelli affetti da gravi patologie, di curarsi in compagnia di un cucciolo o di un gattino. Il calore del pet, trasportato da una casa a una corsia d’ospedale come una medicina miracolosa, arriva a dare più possibilità a un bambino di vincere, o comunque di combattere fino in fondo, la sua battaglia 
Tutti gli amori, anche i più limpidi e i più longevi, hanno il loro risvolto commerciale. E il mondo degli affari ha antenne sensibilissime piazzate attorno al sismografo dei nostri sentimenti, conosce la chimica che alimenta i consumi del popolo bestiale, pronto a non badare a spese fisse (da 50 a 300 euro mensili) e straordinarie (dalla polizza di assicurazione ai costi del veterinario). Risultato: il mercato dei prodotti per l’alimentazione di cani e gatti, dalle scatolette ai croccantini, in Italia ha sfondato il tetto dei 2 miliardi di euro l’anno, indifferente a qualsiasi recessione o stagnazione. Tra gli acquirenti più affezionati, i single, altra scelta di tendenza in un’Italia dove è diminuita la voglia, e la possibilità, di fare figli e famiglia. Il 65 per cento dei single vive in compagnia di un animale domestico, con una netta prevalenza dei gatti rispetto ai cani, e sono i primi consumatori nella lista dei prodotti per i pet.

CRUDELTÀ
Ma gli italiani sono diventati bestiali anche per la loro brutalità con gli animali. E qui dal paradiso dei migliori sentimenti, precipitiamo nell’inferno della più bieca crudeltà. Sulla carta, contro i maltrattamenti e gli abbandoni di animali domestici, come al solito, abbiamo tutto. Leggi e norme, multe e rischio di carcere, una gigantesca rete di volontari sul campo, enti e associazioni, utili e inutili. Ma alla fine siamo noi, soli di fronte a uno specchio, ad assumere le sembianze dei carnefici. Come si spiega questa metamorfosi e questo spreco di vite che diventano scarti? Dove nasce la folle idea di farsi un pedicure con i pesciolini che ci massaggiano i polpastrelli (è la moda del fish pedicure) o il gesto vigliacco di lasciare un cane o un gatto in mezzo alla strada? Fior di psicoanalisti parlano di un «improvviso bisogno di negare gli affetti», oppure della necessità di «esorcizzare l’angoscia di essere dipendenti dall’amore per una bestia». 
Sarà. Più prosaicamente, se andate a leggere le motivazioni di qualche persona che ha avuto il coraggio vigliacco di scaricare il proprio cane o il proprio gatto in mezzo a un’autostrada, scoprite giustificazioni di varia natura. L’ho fatto perché costava troppo. Ero diventata allergica al suo pelo. Non me la sentivo di assistere agli ultimi anni della sua vita. Sono stato trasferito per lavoro, e non ero in condizione di portarmi dietro né il cane né il gatto. Sarà. Forse più semplicemente il nostro ambiguo rapporto con gli animali domestici appartiene alla nostra natura da doppia identità: italiani brava e pessima gente. Tutto insieme, talvolta tutto nelle stesse persone.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA