Negli anni 40, attraverso delle foto aeree effettuate dal pilota Raimondo Baucher venne evidenziato per la prima volta nello specchio antistante il lago Lucrino l'area archeologica sommersa del Portus Julius. Malgrado l'interesse suscitato da queste scoperte, solo negli anni 60 si avviò nelle acque di Baia la prima campagna di rilevamento archeologico subacqueo. Tali indagini portarono alla redazione della prima carta archeologica della città sommersa di Baia. Furono rilevati nei pressi di punta Epitaffio a circa sei metri di profondità, una strada basolata, fiancheggiata da edifici che si aprivano su di essa, uno di loro si rileverà due decenni dopo, il ninfeo dell'imperatore Claudio, e poi proseguendo verso il largo altri resti di strutture protese sul mare mediante gettate cementizie. Un video quello realizzato in questi giorni che mette in evidenza tutte le bellezze archeologiche della città sommersa.
«Nata nel 2009 la nostra associazione con la prima realizzazione di un prototipo di multirotore creato per la semplice curiosità di osservare tutto, da un altro punto di vista - spiega il presidente Ferrara -. Così la passione si fa strada e ciò che erano i prototipi sono diventati i mezzi più comunemente usati dagli operatori video. Appassionati di fotografia aerea e di elettronica abbiamo iniziato a realizzare diversi tipi di macchine a pilotaggio remoto, che si distinguevano per dimensioni, caratteristiche e scopo. La nostra passione ci ha portati a fare nuove conoscenze e a specializzarci e oggi veniamo definiti tra i migliori in questo campo. Quella della città sommersa è solo la prima di altre iniziative in questa direzione».
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