​Intervista a Elisa Maino, star di Tik Tok: «Ero vittima dei bulli, ora ho 4 milioni di fan»

Intervista a Elisa Maino, star di Tik Tok: «Ero vittima dei bulli, ora ho 4 milioni di fan»
di Nicolas Lozito
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Domenica 20 Ottobre 2019, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:13

Seconda puntata della serie di interviste "Quelli del web", curata da Nicolas Lozito e dedicata a chi si è costruito una nuova professione grazie alla rete. La serie appare ogni domenica sulle pagine de Il Messaggero cartaceo e sul sito internet.

Per capire gli effetti di Elisa Maino sulla gente, e in particolare sui giovanissimi, dovrebbero bastare tre numeri. Lei ha 16 anni; l’anno scorso ha chiuso un fatturato a cinque zeri abbondanti; e su Tik Tok, piattaforma social ora di moda tra i giovanissimi, ha 4,2 milioni di follower. Per intenderci: più della trasmissione più vista in prima serata venerdì su Rai 1. Sufficienti, ipotizzando tutti la votassero, a renderla il quinto, o addirittura quarto, partito in Italia. Nata a Roveredo, vicino a Riva del Garda, ora vive a Milano con la madre, dove studia, crea video e scrive. La troviamo di pomeriggio, finita la settimana a scuola – liceo classico, media del 7.9 – e finiti i compiti. «Sono un po’ stanca, ma oggi ho preso 8 in greco, quindi sono felicissima».

Coreografie, apparizioni, sponsor, e la scuola. Frequenti la seconda superiore, sei in grado di gestire tutto?
«Non mettetevi a ridere: ma a me piace la scuola. Ed è la mia priorità. Quindi quando devo impegnarmi di più lì, magari non faccio dei video o delle collaborazioni». 

Però sei famosissima, soprattutto tra i giovani. Come spiegare a un adulto cosa fai?
«Alcuni dicono che sono un’influencer, o una web star. Io non voglio avere nessuna etichetta. Io cerco di parlare, di raccontare, di dire quello che penso, e internet è il posto migliore dove esprimermi. Sono spontanea, nulla è programmato in questo pseudo-lavoro. Vengo da un paesino piccolo, non c’era molto da fare lì, internet è stato il mio modo per scoprire il mondo».





Quando e come hai iniziato?
«Ora ci mi ci fate pensare: a giugno saranno già cinque anni. Incredibile. Da piccola guardavo mio fratello, Omar, che ora ha 23 anni, pubblicare video su Youtube. Mi incuriosiva. Ma ero timida, così il primo canale Youtube l’ho fatto con un’amica. Mi sembrava una cosa carina, e anche un modo per stare con mio fratello, che ci aiutava. In un anno siamo arrivati a mille iscritti».

Poi hai debuttato da sola? 
«Sì, apro un canale separato e inizio a dedicarmi tantissimo. Mi piaceva da matti. Poi è arrivato Musically, che ora si chiama TikTok, e da lì è cambiato tutto. Nel 2017 divento la madrina europea dell’app, e volo ad Amsterdam, e poi non mi fermo più».

Ma cos’è Tik Tok, spiegato alla nonna?
«In realtà è più facile spiegare Tik Tok che qualsiasi altro social network. Scarichi un’applicazione sul telefono che ti dà la possibilità di registrare e condividere video brevi, da 15 a 70 secondi, dove si balla su una base musicale e si muovono le labbra a tempo. Non ci sono altri contenuti, solo questi video brevi. Super semplice».

Sei la più seguita in Italia. Perché l’app è così diffusa tra i giovani?
«Intanto perché la nonna non si mette a ballare. E poi perché è arrivato da pochi anni e noi ci siamo tuffati dentro». 

Chi è il tuo pubblico, statistiche alla mano?
«Va dagli 8 ai 20 anni, ma soprattutto studenti e studentesse delle medie. Ci sono più femmine tra i miei follower, ma adesso arrivano sempre più maschi».





Torniamo al tuo percorso: dall’online sei passata alle partecipazioni di fronte a un pubblico. Ragazzi e ragazze fanno file di ore per salutarti. Ti sei spiegata come sia esploso il fenomeno?
«Il 15 maggio 2018 è cambiato tutto: è uscito il mio libro, #OPS, un romanzo, scritto con mia nonna e dedicato a lei, che non c’è più. Da lì i tour e le collaborazioni con i brand, con la musica. Da #OPS nasce un rossetto, poi una canzone, poi un film. Mi sono trasferita a Milano, sono entrata nella One shot agency con tanti altri creator di contenuti».

L’hai chiamato pseudo-lavoro, ma sei praticamente un’azienda.
«So che i contratti a volte possono essere di decine di migliaia di euro, ma non mi interessano i soldi, e non voglio viverla male. Se i miei genitori dicono che il contratto è giusto, mi fido, gestiscono tutto loro. Io però scelgo con chi lavorare. I brand devono essere nelle mie corde, non voglio sentirmi sfruttata».

Quanto impegno ci vuole? O lo possono fare tutti?
«Da fuori può sembrare che sia semplice, ma c’è tanto impegno. A livello psicologico bisogna stare sempre svegli. Mi sono resa conto che stando sui social, caspita, non posso più tornare indietro». 

Con che brand lavori? 
«Sono tanti. Ma mi è piaciuto davvero tanto lavorare con Ghd, che producono piastre per capelli. Con loro sono andata prima in Finlandia, poi al Coachella (festival musicale in California, ndr). Ho amato anche la collaborazione con Puma, sono andata alla settimana della moda di Parigi. E poi Tommy Hilfiger, grazie a loro ho incontrato Zendaya, una delle mie attrici preferite. E La Roche Posay, con cui ho fatto una campagna di sensibilizzazione sull’acne».

Fra poco esce il tuo nuovo libro, #OPS 2, sempre per Rizzoli. Te l’hanno imposto?
«Nessuno mi impone niente. Uscirà il 29 ottobre. Come me, i protagonisti del libro sono cresciuti di due anni. La mia nonna non c’è più, quindi lo sento meno mio, è vero. Però il primo libro aveva avvicinato tantissime persone alla lettura, e per me questa è una missione. Ci sono persone del web che fanno libri di bassa qualità, autobiografici, per soldi. La scrittura mi viene naturale».

Hai tanti hater? Come li gestisci?
«Gli hater ce li ho da prima di internet. Da piccola sono stata vittima di bullismo pesante. Avevo tanti brufoli, in prima media avevo anche smesso di andare a scuola, stavo proprio malissimo. Ogni critica mi uccideva. Poi ho battuto l’acne e ho messo una corazza, con l’aiuto della mia famiglia. Non rispondo più, non blocco più gli utenti. Il cyber-bullismo mi fa tanta rabbia, per questo vado alle conferenze e a parlarne nelle scuole». 

Greta Thunberg ha la tua età. Siete una generazione più sveglia delle precedenti?
«Non credo. E credo che le generazioni precedenti avranno sempre da ridire sulle successive, e viceversa. Quello che voglio dire io è semplicemente che stare sui social non è negativo, usare il computer non è negativo, non ha senso criticarci per questo».

Il tuo rapporto con la politica qual è?
«Dirò un’altra cosa strana: la politica mi interessa e vorrei che in ogni scuola superiore ci fosse almeno un’ora a settimana in cui si parla di politica. Quando dicono che noi giovani non siamo interessati alla politica, vorrei dire che sono gli adulti a raccontarcela come una cosa brutta e malata, e questo ci rende meno curiosi». 

Da grande cosa vuoi fare? 
«Studiare medicina. Ma forse mi fa troppo senso il sangue».





E il mondo dell’intrattenimento, non credi di continuare?
«Sì, se potessi continuare a parlare per sempre lo farei. Inoltre, la mia più grande passione è il mondo della moda, vorrei fare la stilista, magari».

La tv la guardi? E la faresti?
«In Italia non c’è un programma dove io possa partecipare senza che tutto finisca nel trash. Ma guardo molta tv americana, mi piace Ellen. Forse vorrei essere come lei, o una Cattelan al femminile».

Altri idoli?
«Ho avuto una passione senza senso per Fedez. Poi guardavo molto Disney Channel, poi, e quindi i miei idoli sono stati Selena Gomez, Zendaya, Bella Thorne. E Justin Bieber, ovviamente». 

Senti la responsabilità di avere un pubblico così grande? Cosa consigli a chi vorrebbe seguire le tue orme?
«Massima spontaneità, sempre. Non montatevi mai la testa. E se volete qualcosa, focalizzatevi e impegnatevi. Non ascoltate mai gli hater, mai i critici: se state facendo qualcosa di buono, continuate a farlo».

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LE INTERVISTE A "QUELLI DEL WEB":
01. Giacomo Hawkman: «In amore vinci se cancelli le chat»
02. Elisa Maino: «Ero vittima dei bulli, ora ho 4 milioni di fan»
 

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