ROMA Troppe aggressioni tra i banchi di scuola, arriva l'inasprimento delle pene per chi aggredisce un professore: fino a 7 anni e mezzo di reclusione per i genitori che aggrediscono e l'aggravante anche per gli alunni con piu di 14 anni. Così la violenza e la minaccia a un pubblico ufficiale, nel caso del personale scolastico, si sconterà con pene più severe. La norma, contenuta nella proposta di legge avanzata dall'onorevole della Lega Rossano Sasso e approvata ieri alla Camera, punta a difendere i docenti, i presidi e i bidelli troppo spesso oggetto di intimidazioni e aggressioni, sia fisiche sia verbali, da parte degli studenti ma anche dei genitori o parenti.
L'ALLARME
La lunga serie di aggressioni, che hanno segnato lo scorso anno scolastico, non accenna a finire: è di pochi giorni fa la notizia che, in una scuola di Fuorigrotta a Napoli, una maestra è stata presa a schiaffi dalla madre di un alunno.
Proprio come accade lo scorso anno alla professoressa di Rovigo, ripresa in un video poi divenuto virale mentre diventava un facile bersaglio di uno studente armato di pistola ad aria compressa in classe. Sull'episodio di Rovigo, soprattutto a seguito della pagella di fine anno in cui arrivarono ottimi voti di condotta per gli studenti che avevano partecipato all'aggressione, intervenne anche il ministro all'istruzione e al merito Giuseppe Valditara che chiese alla preside della scuola di rivedere gli scrutini: così fece e i voti si abbassarono. Da lì sono arrivate poi nuove norme anche per la valutazione della condotta e le sospensioni. E ieri è iniziato l'iter parlamentare per la proposta di legge per la tutela della sicurezza del personale scolastico e le modifiche agli articoli 61, 336 e 341-bis del codice penale. Il deputato Sasso ha presentato il testo che prevede un doppio intervento: uno preventivo e l'altro repressivo.
«Si tratta di aggravare le pene per il reato di violenza, minaccia e oltraggio al personale scolastico - ha spiegato Sasso - in quanto pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni per tutelare la libertà di insegnamento e per restituire agli insegnanti un ruolo di primo piano nella vita della società. Si va a punire fatti che accadono all'interno della scuola, in quanto luogo di formazione e di educazione e per la presenza di minori».
Spesso, infatti, le minacce e le aggressioni avvengono in classe o nel cortile dell'istituto, quindi in presenza di minori che potrebbero, per questo, subire turbamenti psicologici. «Per garantire una condizione di maggiore serenità agli insegnanti è bene intervenire - continua Sasso - gli insegnanti potranno così sentirsi più tranquilli e compiere più efficacemente il loro lavoro». Si interviene quindi sull'articolo 61, prevedendo l'aggravante anche per chi aggredisce un docente, un preside o un collaboratore scolastico, e per modificare gli articoli 336 e 341 bis del codice penale, per l'oltraggio, la violenza e minaccia a pubblico ufficiale, per cui «la pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso dal genitore esercente la responsabilità genitoriale o dal tutore dell'alunno». Vale a dire che la pena, fino a un massimo di 5 anni di reclusione, viene portata a 7 anni e mezzo nel caso in cui la persona aggredita faccia parte del personale scolastico e l'aggressore sia un genitore di un alunno oppure un ragazzo dai 14 ani in su. «Anche nel caso di ragazzi dai 14 ai 18 anni - spiega Sasso - la pena sarà inasprita ma va considerata l'attenuante della minore età».