Michela Murgia e il tumore (al quarto stadio) al rene: sintomi, diagnosi, prevenzione e cure

Cosa è il cancro che ha colpito la scrittrice e che le lascia pochi mesi di vita

Michela Murgia e il tumore (al quarto stadio) al rene: sintomi, diagnosi, prevenzione e cure
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Sabato 6 Maggio 2023, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 08:50

Non ha sintomi specifici, spesso viene diagnosticato in fase avanzata e i casi sono aumento: in Italia, ogni anno, muoiono circa 3.700 persone a causa del tumore al rene. Il carcinoma renale, malattia che ha colpito la scrittrice Michela Murgia, ha origine dalla proliferazione incontrollata di cellule che rivestono l’interno delle formazioni tubolari (contenute nei reni), il cui compito è filtrare il sangue trattenendo le sostanze di rifiuto prodotte dall’organismo. In alcuni casi può avere inizio da altri tessuti o dalla capsula che riveste esternamente l’organo stesso.

I numeri

In base ai dati della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, i tumori del rene e delle vie urinarie rappresentano una proporzione variabile tra il 2 e il 5% (a seconda dell’età) di tutti i tumori e negli uomini hanno una frequenza quasi doppia rispetto alle donne. Le stime di Airtum (Associazione italiana registri tumori) indicano 13.500 nuove diagnosi all’anno (9.000 negli uomini e 4.500 nelle donne) e rilevano che il rischio di sviluppare un tumore del rene sia pari a 1 su 38 negli uomini e a 1 su 89 nelle donne. La probabilità di sviluppare questo tumore cresce con l’aumentare dell’età e il picco massimo di insorgenza è intorno ai 70 anni.

 

Fattori di rischio

Il principale e diffuso fattore di rischio è il fumo di sigaretta. Il numero di sigarette fumate ogni giorno e il numero di anni di esposizione sono direttamente proporzionali all’aumento del rischio di questa malattia, sottolinea l’Airc. Attenzione anche all’obesità e all’ipertensione arteriosa, all’esposizione cronica ad alcuni metalli e sostanze particolari (come cadmio, fenacetina e trielina) benché i dati attualmente a disposizione sul tema siano controversi. Vi sono infine delle forme ereditarie e famigliari molto rare, come la sindrome di von Hippel-Lindau.

Tipologie

I tumori a cellule renali, spiega l’Airc, comprendono un’ampia gamma di varianti istologiche. Le più frequenti sono il carcinoma a cellule chiare (70-80% dei casi), il carcinoma renale papillare (10-15%) e il carcinoma cromofobo (5%). Nel 2% dei casi il carcinoma può essere multiplo o bilaterale, cioè manifestarsi in entrambi i reni. Un altro tipo di tumore del rene, più raro, è costituito dai sarcomi nelle loro varie forme, che hanno origine in tessuti diversi, nella capsula oppure nelle strutture che circondano il rene.

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La prevenzione

Al momento, dice l’Airc, non è possibile prevenire il tumore del rene, se non evitando fattori di rischio come il fumo e curando l’obesità. Sottoporsi una volta all’anno a un’ecografia dell’addome, «pur non essendo raccomandata da alcuna linea guida perché non risponde ai criteri di costo-efficacia richiesti da uno screening», può favorire la diagnosi precoce non solo del tumore al rene, ma anche di fegato, pancreas, vescica. «Questo tipo di sorveglianza va però eventualmente consigliata dal medico sulla base del rischio individuale del paziente», sottolineano i ricercatori della Fondazione.

I sintomi

Il tumore renale localizzato non dà sintomi specifici e la diagnosi è di solito incidentale, cioè avviene per caso durante esami eseguiti per altri motivi. Il tumore del rene è generalmente asintomatico se non in fase avanzata e i sintomi classici sono tre: una massa palpabile nell’addome, sangue nelle urine e dolore localizzato a livello lombare. Vi sono poi i sintomi definiti “sistemici” o “paraneoplastici” che interessano tutto l’organismo e sono causati da sostanze prodotte dal tumore del rene: sono la perdita di peso, accentuata stanchezza, febbriciattola, anemia, ipertensione e ipercalcemia.

Il cancro del rene può dare metastasi, attraverso i vasi linfatici regionali o – più frequentemente – i vasi sanguigni. Le metastasi si trovano principalmente nel polmone (nel 50-60% dei casi), nel fegato (nel 30-40%) e nelle ossa (in circa il 30-40%), ma possono colpire saltuariamente anche il surrene, l’altro rene, il cervello, la milza, l’intestino e la cute.

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La diagnosi

«L’esame clinico consente di solito solo diagnosi tardive», rileva l’Airc. Fondamentali sono le tecniche di diagnostica per immagini: tramite un’ecografia è possibile distinguere una massa di natura solida (più preoccupante) da una cisti (in genere piena di liquido). Invece la tomografia computerizzata o la risonanza magnetica, oltre a consentire di distinguere la natura della massa, offrono ulteriori informazioni sull’estensione locale della malattia e su eventuali metastasi. Circa il 60% delle diagnosi di tumore del rene incidentali: la presenza del tumore viene scoperta per caso, quando il paziente si sottopone ad accertamenti medici, generalmente a un’ecografia dell’addome, per altri motivi.

L’evoluzione della malattia

A seconda dello stadio di gravità, i tumori del rene sono così classificati. Stadio I: il tumore è limitato al rene con diametro massimo di 7 centimetri. Stadio II: il tumore è confinato al rene, ma con diametro maggiore di 7 centimetri. Stadio III: il tumore non è più confinato al rene, ma non ha ancora dato metastasi a distanza. Stadio IV: il cancro ha generato metastasi a polmoni, fegato, ossa. In Italia, il 71% dei pazienti supera i cinque anni di vita dalla diagnosi di tumore del rene e la prognosi migliora se la diagnosi è precoce. Quando il tumore è diagnosticato in stadio iniziale, la ricaduta dopo le cure è poco frequente, inferiore al 10% nei primi 10 anni dalla diagnosi. Al contrario, quando viene diagnosticato tardivamente ed è già localmente avanzato o metastatico ha un andamento molto più aggressivo: la probabilità di avere una ripresa di malattia è superiore al 50% nei primi 5 anni.

Le cure

La chirurgia è il trattamento standard del tumore del rene localizzato, spiega la Fondazione per la ricerca sul cancro. La nefrectomia radicale consiste nell’asportazione dell’intero rene, in caso di neoplasie di piccole dimensioni confinate al rene si può optare per la chirurgia conservativa, che consiste nel rimuovere unicamente il tumore risparmiando il resto dell’organo. Il tumore renale metastatico non viene trattato con la chemioterapia classica, ma con le terapie a bersaglio molecolare e con l’immunoterapia. «Attualmente lo standard di terapia prevede la combinazione di un farmaco immunoterapico con un farmaco biologico a bersaglio molecolare, che riconosce e agisce su specifiche molecole che contribuiscono a inibire l’angiogenesi (cioè la formazione dei vasi sanguigni) e quindi la crescita del tumore», è il protocollo illustrato dall’Airc. Due giorni fa il consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato il finanziamento di due bandi di ricerca indipendente in oncologia e in prevenzione secondaria nelle malattie cardio-cerebrovascolari, per un importo complessivo di 10,5 milioni di euro. Con il primo bando - spiega l’Aifa sul suo sito - saranno finanziati tre studi clinici sul sequenziamento terapeutico in oncologia. Le aree di indagine individuate sono l’epatocarcinoma, il carcinoma del polmone non a piccole cellule e il carcinoma renale. L’obiettivo è produrre evidenze scientifiche che consentano di definire il miglior posizionamento e l’ottimizzazione dell’utilizzo sequenziale dei farmaci disponibili per garantire la migliore risposta clinica.

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