Coronavirus, dal vaccino alle nuove cure: tutto quello che sappiamo del Covid-19

Coronavirus, dal vaccino alle nuove cure: tutto quello che sappiamo del Covid-19
di Graziella Melina
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Mercoledì 1 Aprile 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 13:41

La pandemia del Covid ci ha messo di fronte a un'emergenza sanitaria che vede impegnati scienziati e ricercatori di tutto il mondo. In attesa di scoprire un vaccino o una cura specifica, si stanno sperimentando farmaci che venivano utilizzati per curare le persone affette da Aids, o colpiti dalla malaria, ma anche antireumatici.

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IL FARMACO
Al momento però, come sottolinea Massimo Andreoni, direttore clinica malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma, nessun farmaco si sta rilevando in grado di essere efficace per tutti i pazienti e allo stesso modo. Ecco perché è fondamentale che si sviluppino nuove linee di ricerca, mettendo in sinergia idee e risorse. Secondo l'esperto, il picco potrebbe arrivare nei prossimi sette-dieci giorni (anche se gli ultimi segnali fanno pensare che ormai ci siamo) e non bisogna abbassare la guardia.

LE STRUTTURE SANITARIE
Di certo, l'epidemia lascerà come monito la necessità di adottare comportamenti igienici più accurati e corretti. E soprattutto l'urgenza di rafforzare il sistema sanitario e le aree finora più trascurate. Come appunto l'area dedicata alle malattie infettive, considerata negli ultimi anni la Cenerentola delle strutture sanitarie. La globalizzazione e i cambiamenti legati alla circolazione delle persone a livello mondiale pongono in evidenza che la tutela della salute non può essere confinata più soltanto in un singolo Paese.
 



Le cure
Usati farmaci antivirali


L’Aifa ha autorizzato diverse sperimentazioni per cercare di frenare l’epidemia. Alcuni farmaci antivirali potranno essere prescritti anche dal medico di base. «Al momento però non abbiamo nessuna cura sicuramente efficace, per contro abbiamo diversi farmaci sia antivirali che in grado di modulare la risposta immunitaria. Si stanno realizzando numerosi studi per valutare nuovi farmaci o nuove strategie”

Il vaccino
Obiettivo tra 12 mesi


È iniziata la corsa contro il tempo per individuare il vaccino che permetterà di sconfiggere definitivamente il coronavirus. La sperimentazione sull’uomo potrebbe partire in autunno. «Si può ritenere chemolto probabilmente un siero sarà disponibile in tempi molto brevi, nel giro di poche settimane. Perché sia pronto all’uso per la maggior parte della popolazione, ci vorranno probabilmente più di 12 mesi». 

La letalità
In Italia tasso del 5,8%


Secondo il ministero della Salute, il tasso di letalità è intorno al 5,8%. «Idatiche vediamo in Italia mostrano però un tasso superiore rispetto al resto del mondo perché correlato a un non uguale sistema di valutazione. È cioè maggiore del reale: la popolazione italiana è particolarmente anziana, vi è inoltre una sottostima dei casi diagnosticati. In Italia molti casi sintomatici o asintomatici non vengono diagnosticati».

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Il picco
Segnali chiari ora ci siamo 


I segnali che ci stanno arrivando indicano che siamo praticamente arrivati al picco. «Le misure efficaci messe in atto possono determinare dei picchi sostanzialmente diseguali tra le diverse macro regioni. È necessario però che tutto il sistema continui a essere attento alle misure messe in campo per evitare qualsiasi variazione e la possibilità di creare piccoli focolai epidemici».

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La trasmissione
Alta capacità di contagio


Il virus ha una maggiore capacità di trasmissione rispetto a quella che abbiamo ritenuto fino ad ora, anche da parte di soggetti asintomatici. «Il numero di soggetti infetti èmolto più alto di quello tracciato, di circa 5 -10 volte: gli infetti reali potrebbero essere tra 400mila e 800mila. L’incubazione varia intorno ai 5-7 giorni in media. Esistono casi di incubazione anche più lunga, ma si tratta di casi eccezionali».

I comportamenti
Prevenzione con l’igiene


L’igiene personale ci preserva dalle malattie infettive sia all’interno della struttura sanitaria che nel mondo esterno. L’epidemia ha reso anche evidente che «questo progressivo smantellamento delle malattie infettive degli ospedali italiani deve servire da monito: è una realtà ineluttabile che va al di là dell’emergenza del nuovo virus, ma riguarda la globalizzazione, la realtà che stiamo vivendo». 

 

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