Al Gemelli "riparato" il cuore di un ragazzo con distrofia

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Mercoledì 3 Gennaio 2024, 13:36

Intervento pionieristico presso il Policlinico Gemelli di Roma dove un team medico ha eseguito con successo una procedura mininvasiva denominata MitraClip su un giovane paziente di 23 anni affetto da distrofia muscolare di Duchenne. Questa procedura mirava a migliorare la funzionalità del cuore, riducendo il grado di insufficienza mitralica associata alla cardiomiopatia dilatativa del paziente. La distrofia di Duchenne, una condizione genetica rara, non ha attualmente una cura e presenta un'aspettativa di vita limitata, con una media di sopravvivenza di 27 anni.

L'intervento al Policlinico Gemelli

«Roberto ha 23 anni. A oggi la distrofia di Duchenne non ha una cura e l'età media di sopravvivenza è di 27 anni», spiega Marika Pane, direttore clinico dell'Uoc Nemo Pediatrico di Fondazione Policlinico Gemelli. «Tuttavia, la storia naturale di questa malattia sta cambiando e nell'arco delle due ultime decadi siamo riusciti a regalare a questi ragazzi in media più di 10 anni di vita e di buona qualità». «Il ragazzo è arrivato alla nostra attenzione dopo l'ennesimo episodio di scompenso acuto che lo aveva portato in pronto soccorso. La sua diagnosi è di cardiomiopatia dilatativa, con una frazione d'eiezione molto ridotta; questo suo cuore molto dilatato lo aveva portato a un'insufficienza mitralica severa», illustra Carlo Trani, direttore della Uoc Interventistica Cardiologica e Diagnostica Invasiva di Fondazione Policlinico Gemelli. Il team ha corretto questo problema con una procedura mini-invasiva che consiste nell'introdurre un catetere attraverso la vena femorale all'altezza dell'inguine. Una volta raggiunto il cuore, una una sorta di 'mollettà viene applicata ai lembi della valvola mitrale riducendo il grado di insufficienza. L'intervento è durato due ore e ha consentito di ridurre l'insufficienza mitralica da severa e lieve-moderata. «Questi ragazzi hanno un'aspettativa di vita limitata, ma è giusto offrire loro tutte le possibilità terapeutiche oggi disponibili», conclude Priscilla Lamendola, cardiologa ecocardiografista alla Uosd di Diagnostica cardiologica non invasiva del Gemelli

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