Una pratica tanto in voga, quanto pericolosa. Scattare dei selfie è ormai la norma ma cercare la giusta inquadratura sfruttando il sole - anche per pochi secondi - in spiaggia o in montagna, può essere utile nella ricerca dei like ma può creare danni permanenti - e non di poco conto - per la vista.
A lanciare l’allarme è la Siso, Società italiana di scienze oftalmologiche. Lo spunto arriva da due casi descritti dal Journal of Medical Case Reports: quelli di un uomo di 30 anni che due giorni prima aveva trascorso tre ore a leggere sul suo tablet durante una gita in montagna, e di una ragazza di 20 anni, che il giorno precedente aveva trascorso due ore a guardare il telefono in spiaggia. «Sono chiari esempi di maculopatia solare - spiega Scipione Rossi, direttore dell’Unità operativa complessa Oftalmologia dell’ospedale San Carlo di Nancy di Roma e segretario tesoriere Siso – Una condizione determinata dall’assorbimento da parte della retina e dell’epitelio pigmentato di una elevata energia radiante che causa inizialmente una sensazione di abbagliamento.
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I CONSIGLI
Qual è la raccomandazione? «È opportuno - continua Rossi - evitare selfie sotto il sole senza specifiche protezioni perché gli occhiali da sole non sono sufficienti a filtrare in modo adeguato le radiazioni luminose. Va anche limitato l’uso prolungato di tablet e smartphone senza indossare occhiali da sole». L’utilizzo improprio dei dispositivi elettronici non è l’unico errore che si tende a fare in estate. In generale l’eccessiva esposizione al sole può comportare rischi per la vista. L’acqua riflette dal 10 al 20% dei raggi ultravioletti ma attenzione anche in montagna, dove gli stessi raggi sono spesso più intensi che in pianura e possono causare gravi alterazioni della superficie oculare.
«I raggi UV possono danneggiare gli occhi proprio come le scottature solari danneggiano la pelle – dichiara Stanislao Rizzo, direttore della clinica oculistica dell’università Cattolica Sacro Cuore di Roma e membro del direttivo Siso - Lesioni oculari del genere indicano un danno da luce della superficie oculare dovuta all’esposizione eccessiva e non protetta ai raggi ultravioletti». Attenzione, infine, perché danni del genere possono essere confusi con altri fattori irritanti per gli occhi come sabbia e vento. I sintomi tipici - che si manifestano di solito dalle 3 alle 12 ore dopo l’esposizione solare - sono invece occhi doloranti e pruriginosi, lacrimosi, arrossati e una vista appannata. «Nella maggior parte dei casi – osserva Rizzo - guariscono dopo due o tre giorni, perché gli strati superficiali della cornea hanno la capacità di rigenerarsi in poco tempo. Ma per determinare l’entità del danno, è necessario farsi visitare da un oculista che potrà prescrivere antinfiammatori, antibiotici per evitare una sovrainfezione e gel contenente vitamina D».
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