Influenza, picco a Natale. Il virologo Pregliasco: «Ma stimiamo 80mila casi di sindromi parainfluenzali a settimana»

L'epidemiologo Vairo: le manifestazioni sono simili o più lievi dello scorso anno

Influenza, picco a Natale. Il virologo Pregliasco: «Ma stimiamo 80mila casi di sindromi parainfluenzali a settimana»
di Valentina Arcovio
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Giovedì 9 Novembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:06

Sarà per le temperature insolitamente alte fino a poche settimane fa, ma quest’anno la stagione influenzale sembra essere più lenta e “docile” del previsto.

Almeno per il momento. «Rispetto allo scorso anno dove in questo periodo vi era già un’attività importante del virus influenzale, quest’anno, probabilmente complici le temperature, osserviamo invece un’attività ancora abbastanza ridotta», conferma Francesco Vairo, responsabile del Servizio regionale per l’Epidemiologia, sorveglianza e controllo delle malattie infettive dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Sono infatti ancora pochi i casi registrati, il che fa ben sperare.

Tuttavia, non offrono alcuna garanzia che la stagione dell'influenza non si intensificherà nelle settimane seguenti. Intanto alcune informazioni che arrivano dall’Australia, dove la stagione influenzale è in via di conclusione, ci dicono che i virus circolanti sono i comuni dell’influenza, soprattutto l’influenza A con i sottotipi H3 e H1. Ci attendiamo un’attività dell’influenza molto simile se non più ridotta rispetto allo scorso anno. «Non è facile individuare il momento in cui la vera influenza si evidenzia dal punto di vista epidemiologico, ma sicuramente è quando la temperatura è bassa e rimane bassa per più giorni», spiega Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli studi di Milano e Direttore sanitario dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) Galeazzi di Milano - È probabile che il picco arrivi dunque a cavallo delle festività natalizie, perché sono anche complici viaggi, baci e abbracci». L’influenza ha, nella maggior parte dei casi, delle manifestazioni cliniche lievi ma esiste un rischio di complicanze e uno di ospedalizzazione soprattutto nelle persone più fragili. Quelle con patologie croniche e gli anziani. «Inoltre - avverte Vairo - anche quest’anno vedremo una circolazione concomitante tra influenza, Sars-CoV-2 e altri virus respiratori».

La Società italiana di diabetologia ha appena lanciato un appello rivolgendosi ai pazienti: «I diabetici devono vaccinarsi subito. Per loro, con l’infezione stagionale, aumenta di 1,7 volte il rischio di ricovero in terapia intensiva, di 3,5 quello di ricovero per influenza e polmonite e di oltre 3 volte il rischio di mortalità». Quello che questo autunno insolitamente caldo non ci ha risparmiato, invece, sono i virus “cugini” dell’influenza. «In questo periodo possiamo stimare 60-80 mila casi a settimana di sindromi parainfluenzali - dice ancora Pregliasco - Si tratta perlopiù di influenze intestinali, responsabili di crampi e dolori addominali, malessere generale, perdita di appetito, febbre, dolori muscolari e mal di testa.

A differenza dell’influenza vera e propria, le sindromi parainfluenzali durano pochi giorni, anche se possono lasciare qualche strascico dopo la guarigione». Le gastroenteriti sono diventate il nemico numero uno degli italiani nelle ultime settimane. Queste forme parainfluenzali sono le più diffuse al momento e riguardano il 40% dei pazienti che si rivolgono ai medici di famiglia per sintomi acuti.

«La patologia che stiamo vedendo più spesso nei nostri studi - spiega Scotti - è questa forma gastroenterica che, in diversi casi, si prolunga anche oltre 48 ore. E in qualche caso, soprattutto nei soggetti anziani, è anche difficile da bloccare: rischiano di avere anche per una settimana sintomi gastroenterici importanti». A questi si affiancheranno i 5-6 milioni di casi di vera influenza, responsabili di sintomi che includono come sempre l’insorgenza improvvisa di febbre alta, tosse, dolori muscolari, mal di testa, brividi, perdita di appetito, affaticamento e mal di gola, che possono persistere per diversi giorni. Inoltre, seguito di un allarme per l’aumento di casi di scarlattina nel Regno Unito ad ottobre torna di attualità questa patologia. Sembrerebbe, infatti, che con la fine della pandemia ci sia stato un incremento di episodi infettivi causati dallo streptococco beta emolitico di gruppo A, che può dare mal di gola, febbre e anche un’eruzione cutanea in caso di scarlattina. Lo ricorda il sito anti-bufale della Fnomceo, l’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri (https://portale.fnomceo.it/tag/antibufale/) spiegando i sintomi e cosa fare.

Negli adulti e nei bambini molto piccoli lo streptococco resta spesso asintomatico o si limita a un mal di gola, mentre i bambini tra i 5 e i 15 anni sono a maggior rischio di sviluppare complicazioni. A causa della sovrapposizione di alcuni sintomi, distinguere tra infezione da streptococco e infezione virale a volte può essere difficoltoso. All’inizio i sintomi sono quelli di una comune influenza, con febbre (spesso alta, 38-40°) e mal di gola. Dopo uno o due giorni inizia la fase caratterizzata da un’eruzione cutanea di colore scarlatto che dà il nome alla malattia. Puntini rossi piccoli, fitti e molto ravvicinati, un pò sollevati al punto che la pelle può ricordare la consistenza di carta vetrata. Generalmente la scarlattina non dà prurito, inizia a livello inguinale e ascellare per poi ricoprire tutto il tronco, gli arti e il viso.

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