L'impatto della guerra al centro della medicina sociale

L'impatto della guerra al centro della medicina sociale
di Marco Trabucco Aurilio
2 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Novembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:37

La medicina sociale si occupa, e preoccupa, della salute della collettività nella sua più ampia accezione.

La guerra è, probabilmente, il fenomeno sociale che mette più a repentaglio il benessere fisico e psichico di una popolazione. Si sente molto spesso parlare dei danni materiali ed economici di un conflitto, perlopiù di perdite in termini di morti o infrastrutture distrutte. La parte dell’orrore più facile da contare, e da raccontare. Ma come poter quantificare i progetti di vita distrutti, le famiglie smembrate, i sogni infranti di persone di ogni età, genere o condizione sociale? Come riuscire a spiegare cosa vuol dire aver perduto tutto? Le conseguenze psicologiche di un evento di guerra sono incalcolabili, ma non per questo meno effettive. Condizione costante di allerta, terrore e privazione, minaccia alla sopravvivenza, violenza direttamente subita o anche solamente osservata: chi viene coinvolto in un conflitto, anche quando rimane illeso nel corpo, manifesta nella maggior parte dei casi ansia, depressione e stress post-traumatico, e tali sintomi tendono ad aggravarsi quanto più è duratura l’esposizione al fenomeno.

Un caso particolare è quello delle donne: la violenza di genere, compresa quella sessuale, è uno strumento di guerra brutale e diffuso, anche se spesso invisibile alla cronaca a causa della vergogna e della paura delle vittime.

Ma i soggetti più vulnerabili sono probabilmente i bambini, il cui delicato neurosviluppo può essere alterato in maniera irreversibile da un’esperienza traumatica, aumentando la probabilità di insorgenza di patologie psichiatriche. Da una prospettiva ancora più ampia, il peso psicologico del conflitto coinvolge anche chi ne sente parlare da un Paese che non vive il conflitto direttamente. Si può ricevere un sovraccarico cognitivo, parte di una più generale “infodemia” o eccesso di informazioni a cui siamo quotidianamente esposti, che provoca confusione e difficoltà di distinguere fonti e notizie attendibili, oltre che una generale ansia dettata dal senso di fragilità e incertezza che la guerra, anche da lontano, è capace di ispirare in ogni singolo essere umano. Al di là delle connotazioni storiche, sociopolitiche ed economiche, l’orrore della guerra è dunque anche una questione di salute pubblica che riguarda tutti, poiché il suo impatto fisico, psicologico e sociale si riverbera molto al di là dei confini temporali, geografici e culturali del conflitto in sé.

© RIPRODUZIONE RISERVATA