«Non avevo un interesse personale per il tema.
Ma questa malattia è a suo modo interessante, addirittura cinematografica. E la realtà di chi la vive è feroce e assurda». Così Paolo Ruffini, attore e autore livornese 41enne, racconta la sua esperienza come co-regista insieme a Ivana Di Biase di "PerdutaMente", viaggio nel mondo di una malattia, l’Alzheimer, «che colpisce una persona ma ne fa soffrire dieci, perché chi ama il malato la vive di riflesso, ne è una seconda vittima. Perché ora? Perché volevo fare una carezza alle famiglie che si sono sentite abbandonate durante il lockdown, soprattutto quelle che hanno in casa persone problematiche».
Dopo l’esperienza con" Up & Down–Un film normale" documentario su una compagnia di attori con la sindrome di Down, Ruffini si è dedicato all’esplorazione del sentimento in relazione alla malattia, selezionando per 18 mesi le coppie protagoniste del suo film. «Affronto queste storie come qualsiasi altra storia, non mi muovo per percorsi di filantropia.