Scartati in massa nei magazzini delle case produttrici, rimossi dagli scaffali delle farmacie, distrutti negli stoccaggi speciali che i governi di tutto il mondo avevano provveduto a riempire.
Due anni fa eravamo in piena corsa per reperire e mettere da parte grandi quantitativi di vaccini contro il Covid. Oggi il prodotto segue il triste destino delle regole del commercio al quale è legato: in mancanza di domanda i vaccini languono inutilizzati, fino a che la data di scadenza, o una nuova esigenza di spazio in magazzino, non ne determinano l’obsolescenza e la necessità di essere smaltiti come rifiuti. L’ansia di accaparramento aveva raggiunto picchi altissimi alla fine del 2020, quando le agenzie statali dell’Inghilterra prima e degli Usa poi, ne avevano autorizzato per la prima volta l’uso. Gli Stati Uniti che avevano finanziato parte dei costi di ricerca e sviluppo del farmaco di Moderna, avevano guadagnato un diritto di prelazione quasi esclusivo sui 20 milioni di dosi che l’azienda produsse entro la fine di quell’anno in Massachussets. L’anno seguente nuove fabbriche in Canada, Inghilterra, Francia e poi in Kenia superarono la produzione di un miliardo di dosi. Lo stesso discorso vale per la Pfizer e la AstraZeneca, così come per il russo Sputnik e il cinese Covax, tutti sovraprodotti in tempo di emergenza e ora giacenti in magazzini stracolmi. La sola Moderna ha dovuto sbarazzarsi di 30 milioni di dosi negli ultimi mesi dell’inverno dell’anno in corso, mentre tra i governi, quello del Canada ha conquistato la palma di grande spazzino dei vaccini in scadenza: dall’inizio dell’anno si è disfatto di 1,2 milioni di dosi di Moderna, 15 milioni di AstraZeneca.
LA DISAFFEZIONE
La causa principale che sta determinando il surplus è comunque la disaffezione progressiva nei confronti dei vaccini. Negli Usa l’11,9% delle 762 milioni di dosi prodotte, pari a 90,6 milioni, sono finite nella spazzatura, con un’accelerazione nell’ultimo mese e mezzo, nel quale lo scarto è stato di 12 milioni di dosi. Il vaccino viene accorpato dai produttori in confezioni da cinque a venti dosi ciascuna per favorirne il raffreddamento necessario per la sua conservazione. Una volta aperto il flacone e in assenza di una domanda immediata, il siero scade entro 12 ore e non è più utilizzabile. Il problema sta diventando più acuto, ora che molti paesi stanno lanciando campagne di inoculazione per i bambini. Molte farmacie e studi medici di periferia, preoccupati dall’alta percentuale di scarti, hanno smesso di ordinare i vaccini, e i responsabili delle campagne, stato per stato, stanno contattando i punti di vaccinazione per convincerli che anche un alto volume di scarti è accettabile, pur di far progredire il numero di persone, specie tra i bambini, coperti dalla protezione vaccinale. © RIPRODUZIONE RISERVATA