Stanford, scoperta contro il cancro: cellule tumorali si trasformano in globuli bianchi

Il dottor Ravi Majeti, capo-equipe della ricerca
di Antonio Bonanata
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Martedì 17 Marzo 2015, 16:53 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 17:43
Una trasformazione prodigiosa, che potrebbe aprire la strada ad una cura contro un tipo di leucemia molto aggressivo: è quanto avvenuto, un po’ per caso, presso l’Università di Stanford, negli Stati Uniti, ad opera di un’equipe di ricercatori guidata dal dottor Ravi Majeti.
Gli scienziati avevano isolato in laboratorio cellule cancerogene di un paziente affetto da leucemia linfoblastica acuta, che provoca la moltiplicazione di globuli bianchi non completamente formati, e quindi inutili, nel midollo osseo e nel sangue. Come di fronte ad una piscina piena di piranha, il gruppo di studio dava a queste cellule qualsiasi tipo di sostanza per nutrirle e studiarle. Ma uno dei più giovani membri dell’equipe, Scott McClellan, si è accorto che si stavano trasformando in innocui macrofagi, cellule difensive capaci di “ingoiare” e distruggere microbi nocivi, incluse cellule cancerogene.
Una volta individuata la causa di questa “metamorfosi” (un cocktail di proteine che si legano a determinate sequenze di DNA), i ricercatori hanno osservato che le nuove cellule, nonostante conservassero alcune caratteristiche di quelle tumorali da cui derivavano, non scatenavano la malattia in topi modificati geneticamente per non avere difese immunitarie. Secondo gli autori della ricerca, riprogrammare le cellule cancerogene per convertirle in globuli bianchi «può rappresentare una nuova strategia terapeutica».
In realtà, come ammette anche la squadra del dottor Majeti, questo metodo non è completamente nuovo ma fa riferimento a studi pubblicati dal 2004 dal ricercatore Thomas Graf, primario presso la Scuola di medicina “Albert Einstein” di New York e, in anni più recenti, dal Centro di regolazione genomica di Barcellona. Il dottor Graf non ha studiato cellule cancerogene direttamente prelevate da pazienti ma linee cellulari, colture di cellule moltiplicate più volte in laboratorio a partire da un campione originale. Sono cellule simili alle HeLa, prelevate più di 60 anni fa da Henrietta Lacks, che lavorava nei campi di tabacco del Maryland e morì a 31 anni per un fibroma. Gli scienziati mantengono in vita queste cellule, le moltiplicano per studiarle e, nel caso di Henrietta Lacks, per scoprire la causa del tumore al collo dell’utero.
Ma la novità principale dello studio svolto a Stanford sta nel fatto che la trasformazione delle cellule cancerogene in globuli bianchi è avvenuto spontaneamente. «L’ideale sarebbe trovare una sostanza chimica che accelera questa metamorfosi spontanea» aggiunge Graf. Un altro tipo di leucemia, la promielocitica acuta, già si combatte con un trattamento simile, basato su acido retinoico – che presenta molte caratteristiche della vitamina A – abbinato alla chemioterapia. L’acido retinoico aiuta le cellule tumorali a diventare granulociti, un’altra classe di globuli bianchi specializzati nella lotta alle infezioni batteriche.