Roberto Burioni: «Siamo vicini a sconfiggere il cancro, ma basta descrivere chi è malato come un lottatore»

Il virologo e immunologo: "Siamo sempre più bravi e precisi nelle cure"

Roberto Burioni: «Siamo vicini a sconfiggere il cancro, basta descrivere chi è malato come un lottatore»
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Lunedì 6 Novembre 2023, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 11:41

Secondo Roberto Burioni «siamo vicini a sconfiggere il cancro». Il virologo e immunologo, che ha dedicato il suo ultimo libro – Match Point – proprio al tema delle cure contro i tumori ne ha parlato al Corriere della Sera. Il professore dell’Università San Raffaele di Milano parte innanzitutto da un esempio: «Nel 2015, a Jimmy Carter, ex presidente degli Stati Uniti, sono state diagnosticate delle metastasi cerebrali, grazie alle cure di recente ha festeggiato i 99 anni», spiega Burioni. E questa storia, secondo il virologo, dimostra che «non si fanno miracoli», ma «stiamo diventando sempre più bravi e precisi nelle cure». Il vero passo in avanti fatto di recente dalla scienza nella lotta al cancro riguarda i tumori in fase avanzata. Un tempo si riuscivano a curare adeguatamente «solo quelli presi per tempo», aggiunge Burioni, ma ora «si fanno progressi anche con gli altri».

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Il merito di questa spinta decisiva si deve innanzitutto ai grandi sforzi di ricerca, ma anche a quella che Burioni chiama «una convergenza di saperi che collaborano», ovvero l’intreccio tra biologia molecolare, diagnostica e pure l’intelligenza artificiale.

Nel suo nuovo libro, il virologo racconta anche la curiosa storia di come è nata la chemioterapia, nel porto di Bari ai tempi della Seconda guerra mondiale. «L’aviazione tedesca bombarda una nave americana, che esplode con il suo carico letale: bombe all’iprite, un gas che, si scoprì dopo, uccideva alcune cellule in maniera relativamente selettiva. Il principio, appunto, della chemio», spiega il professore. E per quanto riguarda in modo in cui si racconta la malattia, Burioni si schiera apertamente contro la metafora del «lottatore», spesso accostata a chi sta curando un cancro. «Chi viene colpito dalla malattia ha a disposizione solo le armi fornitegli dalla ricerca medica – precisa -. Senza quelle non si potrebbe lottare, quindi non dipende da chi si ammala».

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