Prurito, arrossamenti della cute e all'improvviso la scoperta di un animaletto fra i capelli. A poco più di due mesi dall'inizio della scuola torna l'incubo dei pidocchi, parassiti che «in questo momento in Italia colpiscono circa 50.000 alunni nella fascia di età fra 2 e 18 anni, da Nord a Sud».
E' quanto emerge da un'indagine realizzata per l'AdnKronos Salute dal pediatra di Milano Italo Farnetani, contattando 21 colleghi in tutta Italia. E non è un caso che nelle farmacie siano spuntate alcune offerte relative ai prodotti ad hoc. Ma se si pensa che il problema dei pidocchi si risolva alla fine delle elementari, purtroppo non è cosi: «Casi sporadici si registrano anche alle superiori», spiega Farnetani.
«Negli under 2 anni c'è una minor prevalenza di pediculosi - sottolinea - sia perché non tutti i bambini frequentano l'asilo nido, sia perché i contatti fra bimbi tanto piccoli sono meno ravvicinati e c'è una minor possibilità di manipolazione degli oggetti e di scambio degli indumenti». E' il caso dei cappelli, capo particolarmente insidioso da questo punto di vista.
«I bambini più colpiti hanno dai 3 agli 8 anni, il periodo che va dalla materna alla scuola elementare. La pediculosi anche quest'anno è iniziata verso la metà di ottobre, cioè un mese dopo l'inizio della scuola - precisa Farnetani - ed è prevedibile un incremento ulteriore nelle prossime settimane. Alla fine dell'anno scolastico - prevede - un milione e mezzo di alunni saranno stati colpiti».
Alla scoperta di pidocchi e lendini, per caso o dopo la segnalazione da parte della scuola, alcuni genitori corrono ai ripari mettendo mano alle forbici. «Un errore: i capelli non vanno tagliati. Il pidocchio del capo è un parassita estremamente fragile e la presenza dei capelli è in realtà la prima barriera per evitare l'annidamento. Inoltre - raccomanda il pediatra - è bene ricordare che la pediculosi non è un segno di sporcizia o mancanza di igiene, ma solo di sfortuna: il bambino ha incontrato una persona che era stata infestata a sua volta dai pidocchi».
Cosa fare, allora? «Niente drammi: il trattamento è efficace e basta una sola applicazione dei prodotti specifici perché il bambino non sia più in grado di trasmettere il parassita, pertanto può rientrare a scuola e frequentare le lezioni dopo avere eseguito un unico trattamento», assicura Farnetani. Naturalmente questo va ripetuto, una o più volte a distanza di giorni, in base alle indicazioni riportate dal prodotto, per essere sicuri di aver debellato l'infestazione.
Ma cosa fare se a scuola è scattato l'allarme pidocchi? «Uno dei modi più semplici - suggerisce il pediatra - è quello di usare un pettine fitto e di esaminare attentamente la base dei denti del pettine, dopo averlo usato per i capelli del bambino. Se in una famiglia viene identificato un 'caso indice', si deve controllare che tutti i componenti non siano portatori di pidocchi. E il fatto di aver trovato una lendine spesso è indice della presenza di animaletti adulti». Insomma, in questo caso è bene procedere comunque con il trattamento.
C'è poi il vero incubo dei genitori: bambini che presentano periodicamente la pediculosi. «Può succedere, nonostante vengano sottoposti allo specifico trattamento.
Pidocchi a scuola, colpiti 50mila studenti: cosa fare e perché si viene colpiti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Novembre 2019, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 17:30
Ebbene, non si tratta di una vulnerabilità del singolo soggetto, ma solo del fatto che in classe ci sono bambini che non eseguono il trattamento antipediculosi, di conseguenza il parassita continua a circolare», conclude Farnetani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA