Erbe aromatiche, frutta e frutti di bosco. Questi gli “ingredienti” principali del farnesolo, un composto che parebbe avere anche un'azione preventiva contro il Parkinson. Ad affermarlo i risultati di uno studio scientifico condotto da un gruppo di ricercatori della John Hopkins University di Baltimora, Stati Uniti. Contestualmente alcuni ricercatori italiani hanno messo a punto un tampone nasale in grado di prevedere la comparsa di sintomi del morbo.
Gli scienziati americani hanno condotto la ricerca su dei topi di laboratorio, giungendo a questo iportante risultato nella sperimentazione sui topi.
Il funzionamento del farnesolo
Il composto riesce infatti a evitare la decadenza neuronale provocata dalla dopamina nel cervello. In particolare il farnesolo agisce disattivando Paris, una proteina chiave coinvolta nella progressione del Parkinson. Proprio questa capacità di bloccare la proteina Paris potrebbe quindi guidare in futuro lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche contro il morbo.
«I nostri esperimenti mostrano che questo composto riesce a ridurre in modo significativo la perdita di dopamina nei neuroni e a cancellare i deficit comportamentali nei topi. Il che è promettente per un potenziale trattamento per prevenire il Parkinson», commenta Ted Dawson, uno dei ricercatori. Una conclusione a cui i ricercatori sono arrivati passando in rassegna una vasta raccolta di farmaci per trovare quelli capaci di bloccare la proteina Paris.
Exciting mouse model research on possible dietary impact on #Parkinson’s that may prevent loss of #dopamine cells or even help restore dopamine. Research led by #johnshopkins Professor Ted Dawson, program Chair of the WPC 2010. @WorldPDCongress https://t.co/tou2D02fsQ
— eli (@Eli_in_Brooklyn) July 29, 2021
Gli effetti benefici del composto naturale
Per dimostrarne le capacità, hanno inserito il farnesolo nella dieta dei topi, rilevando una migliore forza e coordinazione nei test per rilevare la progressione dei sintomi del Parkinson. In media si è visto che avevano il doppio dei neuroni sani rispetto ai topi non alimentati con farnesolo, che si lega alla proteina Paris, cambiandone la forma, in modo che da non creare problemi.
Il tampone nasale italiano
Un tampone nasale capace di prevedere il Parkinson, prima che la malattia si manifesti con i disturbi motori. Questo invece il risultato del lavoro di un team di scienziate e scienziati di livello internazionale, coordinati dall'Università di Verona. Il gruppo è stato capace di implementare un tampone nasale per prevedere il Parkinson e fermare il progresso della malattia in una fase pre-motoria o di rallentare lo sviluppo verso la malattia conclamata.
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Alcuni scienziati dell'università di Verona, sottoponendo a tampone nasale alcuni pazienti affetti da disturbi comportamentali del sonno, hanno identificato l'alfa-sinucleina patologica, proteina che causa la malattia di Parkinson. Poiché i disturbi nei comportamentali del sonno, insieme ai disturbi dell'olfatto, fanno parte delle manifestazioni precliniche del morbo di Parkinson, la novità consiste nell' aver dimostrato che in una fase in cui non sono presenti i disturbi motori il processo patologico è già attivo. La ricerca è stata pubblicata tra le Editor's choice della rivista internazionale Brain.
Today, MJFF announces our latest research opportunity. PPMI is expanding with a new online platform. Your participation could help researchers find better ways to measure, treat and potentially prevent Parkinson’s. Get started today: https://t.co/8IdMku1D8g pic.twitter.com/Caa6KSDmzz
— michaeljfox.org (@MichaelJFoxOrg) July 28, 2021
Il dettaglio dello studio italiano
Sono stati sottoposti a brushing nasale 63 pazienti con questo tipo di disturbi del sonno ed il 45% presentava una positività del tampone per l'alfa-sinucleina patologica e di questi il 78% presentava un deficit dell'olfatto e nei soggetti negativi solo il 22% presentava deficit olfattorio. Quindi i dati ottenuti mostrano una correlazione tra positività al brushing nasale ed i sintomi preclinici del morbo Parkinson.
«Lo studio - ha spiegato Gianluigi Zanusso, docente di neurologia nel dipartimento di neuroscienze, biomedicina e movimento e coordinatore del lavoro - è iniziato tre anni fa e, Covid-19 permettendo, stiamo programmando una fase finale di sperimentazione clinica dei pazienti per vedere quali e quanti abbiamo sviluppato i sintomi della malattia di Parkinson».
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