Infermieri, mossa anti-crisi: migliaia di indiani in corsia. Il ministro Schillaci: «Dobbiamo reclutarli rapidamente»

In Italia frequenteranno corsi di formazione per apprendere la lingua

Infermieri, mossa anti-crisi: migliaia di indiani in corsia. Il ministro Schillaci: «Dobbiamo reclutarli rapidamente»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 23 Settembre 2023, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 13:29

 «Dobbiamo reclutare rapidamente un determinato numero di infermieri da qualche Paese straniero, e abbiamo già identificato l'India» dice il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Resta generico sulla cifra, ma il processo di arruolamento è già cominciato e l'obiettivo è portare dal gigante asiatico in Italia diverse migliaia di infermieri. Si tratta di una operazione vitale per il sistema sanitario nazionale, altrimenti si rischia il crollo, lo stop delle attività.

Cubani

E se in Calabria la Regione è ricorsa all'ingaggio di 170 medici provenienti da Cuba, il Paese nella sua interezza prova a colmare le lacune del personale infermieristico imitando altre nazioni come Germania, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Canada e Giappone che hanno in passato chiamato camici bianchi dall'India. Alcune cifre: in Italia ci sono in totale 465mila infermieri, ma per i corsi di laurea è stato registrato un calo del 10 per cento delle domande di iscrizione. Più in generale il ricambio del personale che sta andando in pensione va molto a rilento, tenendo conto che - come ricorda Barbara Mangiacavalli, presidente di Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche) - tra 7-8 anni raggiungeremo la gobba pensionistica e in centomila lasceranno la professione. Ad oggi la carenza di infermieri si aggira sulle 65 mila unità. Con un paradosso: 30mila infermieri sono andati a lavorare all'estero, «abbiamo investito sulla loro formazione - spiega Mangiacavalli - ma non abbiamo creato le condizioni per convincerli a restare in Italia, c'è chi nel Regno Unito oggi guadagna in una settimana una cifra pari allo stipendio mensile che avrebbe percepito se fosse rimasto nel nostro Paese. Al contempo siamo costretti a cercare infermieri stranieri». Tre giorni fa la presidente della Federazione nazionale delle professioni infermieristiche ha scritto una lettera alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Orazio Schillaci (Salute) e Anna Maria Bernini (Università) lanciando l'allarme sui rischi connessi alla carenza di infermieri: «Dai dati da noi raccolti ed elaborati, nei prossimi anni le prestazioni e la qualità dell'assistenza sanitaria sono destinate a peggiorare drasticamente. Si assisterà al raddoppio dei pensionamenti, a partire dal 2029; i nostri professionisti hanno cominciato a lasciare l'Italia, attratti da migliori prospettive di carriera. Registriamo sconcertati l'ingresso e l'attività di infermieri stranieri sul territorio nazionale senza iscrizione all'Ordine e senza dovuti controlli». Per rendere attrattiva la professione per i giovani italiani servirebbe una riforma strutturale, che non percorra solo la strada del miglioramento delle condizioni economiche (comunque importante).

 

Prospettive

Ad oggi una ragazza o un ragazzo ha di fronte una prospettiva di carriera inesistente: diventi infermieri e per 40 anni nulla cambierà. Secondo Barbara Mangiacavalli è necessario puntare su una evoluzione della formazione «verso lauree magistrali specialistiche a indirizzo clinico, su un cambio dei modelli organizzativi con maggiore autonomia infermieristica, riconosciuta come branca assistenziale autonoma, nonché su nuovi sbocchi di carriera».
Ma nell'immediato c'è la consapevolezza che servirà ingaggiare migliaia di infermieri dall'estero, a partire dall'India.
La formazione nel Paese asiatico è simile e sovrapponibile a quella italiana e questo aiuta. C'è però la barriera linguistica, perché un infermiere indiano non potrà parlare in inglese con i pazienti in un nostro ospedale. «Siamo pronti a collaborare - spiegano a Fnopi - per i percorsi di apprendimento della lingua di questi infermieri in arrivo dall'India e per il riconoscimento dei titoli».

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