I musei come una nuova arma per ripristinare la socializzazione, che è molto cambiata in tempo di Covid. Sembra questo il motto adottato dal gruppo di lavoro creato dalla cooperativa sociale Eco Onlus e coordinato dalla pedagogista Sofia Flauto. Infatti «lo schermo dietro il quale i nostri ragazzi si sono "nascosti" per un anno, li ha resi più insicuri», spiega la dottoressa Flauto. La pandemia da coronavirus, le restrizioni e lo stare continuamente connessi può generare stress nei ragazzi e nei bambini che - spesso - potrebbero manifestare dei segnali anche gravi. C'è quindi bisogno di una sorta di «una riabilitazione sociale», secondo Sofia Flauto, che riesca a fornire uno stimolo alle menti dei giovani. Un ruolo che può essere ricoperto facilmente dalla «cultura in tutte le sue sfumature. I luoghi indicati sono i musei che già attuano un ferreo protocollo dal punto di vista logistico e che stimolano emozioni e dibattito».
Il gruppo
Pierpaolo Forte, professore ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università del Sannio (Benevento) e presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee che gestisce il Museo Madre di Napoli, a tal proposito ha dichiarato che «la rete, infatti, ha reso possibile una maggiore fruibilità di prodotti culturali e questo può consentire molte innovazioni.
Anche il dottor Federico Russo, psichiatra e psicoterapeuta dirigente Uoc Asl Roma 1 ha aggiunto che «la resistenza degli studenti a riprendere l'attività in presenza della scuola va interpretata in quanto contiene una paura veicolata dal sistema familiare dove è passato il messaggio di una catastrofe imminente. Si agitava uno spettro mortifero per il quale anche il loro comportamento potesse danneggiare persone a loro care. Mantenendo troppi rapporti sociali si sarebbe addirittura potuto nuocere a genitori e nonni. Ha pesato qualcosa che ha a che fare con la dimensione della colpa».
Un fenomeno che - dichiara Russo «ha impaurito i ragazzi. Dietro la resistenza dovuta alle condizioni logistiche delle scuole c'è la difficoltà a riadattarsi ad una realtà che fa paura. L'altra questione è l'autonomia. Se tra i banchi l'idea è che la scuola sia rigida nell'insegnamento, con la didattica a distanza ognuno ha trovato il suo modo di apprendere con maggiore autonomia. Tornare a scuola può significare per molti una regressione. Tra i grandi problemi della riapertura in presenza ci sono anche gli interventi timidi nel mondo della cultura. Se la scuola riapre non si vede perché non possano farlo cinema e teatro, con le stesse caratteristiche di distanziamento. L'idea è che i nostri ministeri agiscano a compartimenti stagni. Questo fa sì che arrivi un messaggio ambiguo ai ragazzi che reagiscono ribellandosi».
Scuola, i presidi: «Il rinvio occasione per organizzarsi meglio. Ai ragazzi chiesta responsabilità»
Infine Luigi Martemucci, pediatra dell'ospedale napoletano Santobono ha concluso dichiarando: «La pandemia ha accentuato soprattutto i problemi degli adolescenti più fragili. Non a caso l'isolamento ha aumentato i casi di suicidio. Anche al Santobono si è verificato il caso di una tredicenne che ha tentato di togliersi la vita proprio perché in assenza di amici, senza un confronto reale, e con patologie latenti aggravate. Uno studio olandese ha dimostrato come otto settimane di didattica a distanza abbiano ridotto il tasso culturale del 20%. Presidi, insegnanti, strutture, garantiscono certezze per le scuole dell'infanzia. Le problematiche per gli adolescenti sono il pre ed il post scuola durante il quale servono controlli. I musei possono essere un modo per accelerare i processi di socializzazione. Sono ambienti ampi, larghi, ben organizzati per appuntamenti e visite guidate. In attesa dei vaccini che ci faranno uscire dall'incubo».