Raggi, il travaglio della giunta
e la vecchia regola di Nenni

Raggi, il travaglio della giunta e la vecchia regola di Nenni
di Simone Canettieri
2 Minuti di Lettura
Martedì 28 Giugno 2016, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 00:23
Nomi che saltano come tappi di lambrusco, altri che vengono giannibreramente uccellati alla prima uscita fuori dai pali. Ma perché tanto travaglio nella nuova giunta del M5S a Roma? Perché Torino, Milano, Bologna hanno già una squadra di governo pronta sul pezzo e la Capitale d'Italia, acciaccata e per definizione in emergenza, dovrà aspettare fino al 7 luglio dopo mesi di annunci evasi?

L'intransigenza del M5S in Parlamento contro «il marcio ovunque» si sta ritorcendo contro «la sindaca» come nei migliori contrappassi: e così vengono sondati nomi che poi si scoprono aver avuto precedenti esperienze professionali attaccate dai grillini alla Camera e al Senato (onestà, onestà), ma anche in Regione. E allora ciao ciao a Minenna, Visconti, Blandino.

Poi c'è la questione anagrafica: il M5S è giovane, non ha ancora una classe dirigente strutturata e quindi magari uno bravo può aver in passato lavorato con la destra o con la sinistra. Giammai, che affronto. Sicché dopo aver dato in pasto alla rete i nomi di Danese e Morgante (ex giunta Marino) è arrivato il pollice verso.

Terzo aspetto di questa roba così complicata si chiama Italia: fare l'assessore a Roma (per 3mila euro al mese) equivale in certi casi a ricoprire un ruolo simile a quello di un ministro. Servono professionalità. Che in queste ore, con un governo renziano in affanno, hanno più di qualche timore a schierarsi all'insegna del classico «tengo famiglia». Tradotto: se Matteo risorge e loro vanno male poi ho chiuso per sempre? E così, si aspetta, si guardano le stelle, si consulta la rete, aspettando che finisca questo silenzio. Di puri epurati dai più puri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA