Rai, il dg può dimettersi solo se il cda lo sfiducia. Ma non accadrà

Antonio Campo dall'Orto e Angelino Alfano
di Marco Castoro
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Martedì 28 Marzo 2017, 18:24
Chi accetta l'incarico di diventare il capo azienda della Rai sa bene che sarà sempre nel mirino delle polemiche e delle contestazioni. E da questo punto di vista Campo Dall'Orto non è certo l'eccezione che confermi la regola. Anzi. Gli attacchi nei suoi confronti provengono da più parti. Il ministro Alfano nei giorni scorsi ha detto chiaro e tondo che deve dimettersi. Il leader di Ap e gli altri esponenti del suo movimento politico non hanno gradito il blitz, con bara al seguito, di Nemo con il conduttore Enrico Lucci in testa, durante la convention che sanciva la fine del Ncd. Vorrebbero un cambio della guardia ai vertici Rai anche diversi esponenti della commissione vigilanza, in primis Fico e Gasparri. E lo stesso Anzaldi non ha mai amato l'attuale dg, seppure rispetti la sua professionalità e competenza sul prodotto televisivo.

Chi gli ha dichiarato guerra è l'agente Lucio Presta in seguito alla chiusura del programma di Paola Perego. Recentemente anche le star di Viale Mazzini sono sull'Aventino perché non hanno gradito il fatto che il cda Rai abbia deciso che anche loro debbano rispettare il tetto annuale dei compensi di 240mila euro lordi.
Insomma la carne al fuoco è tanta. Ma - salvo clamorosi sviluppi - il dg completerà il suo mandato (manca ancora più di un anno) perché il governo non ha nessuna intenzione di congedarlo prima della scadenza del contratto. Solo il cda, sfiduciandolo, potrebbe accelerare la sua uscita. Perché il dg vedendosi sfiduciato avrebbe la stessa reazione di Carlo Verdelli.

A proposito di Verdelli, che fine ha fatto il piano editoriale e dell'informazione? Campo Dall'Orto aveva promesso tempi brevi e invece è ancora chiuso nel cassetto. E le risposte da dare all'Anac? Cantone è tornato alla carica ma anche chi accusato di essere stato nominato in palese conflitto di interessi occupa sempre lo stesso posto. È su questi argomenti che il cda dovrebbe incalzare e pressare il dg. Non solo su nomine e competenze dei papabili per il nuovo cda di Raiway. Dal governo si aspettano dei risultati non le consuete polemiche e la melina.
Per quanto riguarda le star affinché siano esenti dal tetto occorre sollecitare l'intervento non del governo, bensì dell'avvocatura e del consiglio di Stato. Sui compensi degli artisti serve un'interpretazione giuridica da parte degli organi deputati, i quali dovrebbero sottoscrivere che è improprio estendere agli artisti la portata giuridica della norma che prevede il tetto.

In realtà fin dall'inizio tutti hanno pensato che fosse così, anche chi ha votato la legge, finchè i consiglieri di Viale Mazzini - per tutelarsi dell'eventualità che la corte dei conti potesse condannarli al pagamento dei danni erariali per non averla applicata completamente - l'hanno estesa anche agli artisti. Sarebbe bastato un inciso sulla legge per evitare tutto questo bailamme.
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