Dal Casal Bertone dei "Soliti ignoti" a Settecamini, viaggio nel IV. Oggi in edicola sul Messaggero

Dal Casal Bertone dei "Soliti ignoti" a Settecamini, viaggio nel IV. Oggi in edicola sul Messaggero
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 27 Maggio 2017, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 00:48
«È un sistema pratico? No!», ammette Totò a Gassman e Mastroianni davanti alla cassaforte «da esercitazione» nascosta in terrazza - e infatti per “Peppe er Pantera” e compagni non finirà benissimo. A fare da sfondo a quella mitica scena dei “Soliti ignoti” sono i palazzi di Casal Bertone. Dalla fine della Seconda guerra mondiale erano già passati più di dieci anni, ma molti mostravano ancora i segni delle bombe. Compreso quello del film, che infatti qualche anno dopo venne buttato giù e ricostruito da capo.

Oggi da quell’affaccio i condòmini si godono concerti soul e recital teatrali. D’estate, racconta Antonio Calandrino, 63 anni, pensionato, nato e cresciuto intorno a piazza Enrico Cosenz, «ci godiamo gli spettacoli del Parco dell’Energia. La musica si sente fino a qui». In genere suonano Jazz, spiega, «ma qualche anno fa è venuta anche Donatella Rettore». A cinquecento metri c’è il Qube, mecca discotecara della movida romana, dove il venerdì è sinonimo di Muccassassina. Altra musica rispetto a mezzo secolo fa. Negli anni ‘70 era tutto un via vai di tossici e spacciatori di eroina. «Oggi i ragazzini già a 12 anni possono andarsene a spasso da soli tra i negozi». Perché questo quartiere, sottolinea Calandrino, «è come un paese in miniatura dentro Roma».

Certo, dalla terrazza che fu di Totò-Dante Cruciani, a due passi al parco, è faticoso non accorgersi del rudere della ex Snia, una delle più grandi fabbriche romane, aperta negli anni ‘20 per produrre seta artificiale, dismessa nel ‘55 e poi abbandonata. Ricovero per sbandati con una serie infinita di sgomberi (e ritorni). Ma nonostante il degrado, il quartiere è vivo e vitale. E non solo nell’ex agro romano, su quelli che un tempo si chiamavano “colli del Portonaccio”, ma un po’ ovunque in questo municipio, il IV, più popoloso di Perugia con i suoi 177mila abitanti, che dal Tiburtino si protende fino a Settecamini.

Vitale oggi, ma anche prima. Un pezzo di storia del cinema e della letteratura è passato da queste parti. I libri di Pasolini, Morante, Moravia, ma anche, tornando al grande schermo, Il trucido e lo sbirro con Tomás Milián, per dire, mica solo Monicelli. Più di recente una viuzza di Pietralata si è trasformata nel quartier generale (in fiction) della Banda della Magliana versione Romanzo Criminale. Peccato che oggi al civico 15 di via Silvano, non distante dalle ex case popolari ritinteggiate di fresco, sia tutto avvolto da una rete arancione. Del “bar da Franco” non resta che una saracinesca abbassata. «È così da sei mesi - racconta chi si affaccia dal balcone del palazzo - prima c’era un circolo del Pd, ma ha chiuso».

“LAS VEGAS” TRA LE BUCHE
Imboccando la Tiburtina, che dal cimitero del Verano taglia in due Ponte Mammolo e prosegue verso le campagne romane, fino a Tivoli, è difficile fare di conto e capire se ci siano più buche o sale slot con le insegne luminose (più buche, probabilmente). Arrivati a San Basilio - che dopo il Raccordo diventa Torraccia - quartiere difficile che le cronache, anche degli ultimi anni, raccontano per sparatorie e guerre tra bande, c’è un’aria pulita sui campi di calcio, dove c’è sempre un pallone da rincorrere. La ”Lodigiani”, nata negli anni ‘70 proprio qui, ha traslocato alla Borghesiana. Ma c’è il San Basilio Calcio, che gioca sul campo storico dei “Pionieri”, ormai estinti. In questo spicchio di Roma giallorossa, si allena da un anno la scuola calcio della Juve, affiliata con la Nuova Tor Tre Teste. Oltre 700 tesserati dai 6 anni ai 18, nello storico stadio “Francesca Gianni”. «Non mi piace dare etichette a San Basilio, certo in periferia non è facile fare calcio - racconta il presidente del club, Antonio Di Bisceglia, 65 anni - Qui il sociale lo facciamo noi, mica la scuola o le istituzioni. Ma nessuno ti aiuta. Lo facciamo solo per lo sport. E perché qualcuno lo deve fare».

(13 - continua)





 
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