Se un genitore protesta per difendere un pusher

di Paolo Graldi
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 07:46
Uno studente del liceo Virgilio, maggiorenne, arrestato per spaccio di droga (haschish) all'interno della scuola, altri sette (minorenni) identificati dagli inquirenti come prevede la legge e, su tutto, la protesta vibratissima degli altri studenti e di alcuni genitori: fuori i militari da qui, dalla nostra scuola.

I carabinieri, fissiamo il punto subito a scanso di equivoci, hanno fatto i carabinieri: hanno indagato, raccolto prove , utilizzato telecamere e anche il fiuto dei cani. Apriti cielo, un diluvio di proteste come se si trattasse di lesa maestà. E allora, distinguiamo. Spacciare droga (la Cassazione proprio di recente ha detto che anche l'haschisc dev'essere considerata tale) è un reato di una certa gravità, che diviene pesantissimo se commesso in un ambiente di giovanissimi.

Ricercare i presunti, ma non immaginari colpevoli dello spaccio, è dovere delle forze dell'ordine, le quali svolgono questo lavoro nell'ambito della legge: con il permesso del magistrato possono anche effettuare perquisizioni personali, nelle abitazioni e, nell'ambito delle indagini anche fin dentro un'aula. Dove sta il problema? Metodi ruvidi, troppo spicci per chi spaccia? Può darsi che la scena non sia apparsa come una festa da ballo: si ballava per ben altro. Ci si lamenta della droga nelle scuole, del pericolo che i ragazzi corrono, dello spaccio che corre indisturbato e poi quando si procede a tagliare la malapianta si insorge, come se la scuola fosse porto franco. Sarebbe bene che i caratteri più fumantini si dessero una sana calmata.

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