Un episodio del quale siamo stati protagonisti e insieme testimoni aggiunge un tocco di spregiudicata fantasia e una sfumatura di furba sfrontatezza. Un uomo sui quarant'anni, jeans puliti, camicia stirata, aspetto insospettabile all'uscita del garage principale del Policlinico Gemelli, là dove sono situate le casse automatiche per il pagamento del pedaggio, si avvicina con un sorriso tenendo tra le dita due monetine da cinquanta centesimi. «Non ha mica un euro, per caso?». Una mano in tasca ed ecco trovato l'euro, un gesto gentile per cambiare una moneta a chi, si pensa, dovendo pagare il pedaggio si trova in difficoltà. Allungata la moneta, «Eccola, prego», lo sconosciuto, con mossa repentina, l'afferra, ritrae la mano con le sue monetine e si intasca l'euro. Difficile a quel punto dire quel che si pensa della mossa: mi hai fregato ed io sono stato stupido a non capirlo. Ma il fatto stupefacente è che la scena si ripete molte volte, con un copione che pare collaudatissimo e sul quale solo pochi si ribellano reclamando il maltolto. Un'oretta di lavoro per rastrellare almeno trenta euro. La paga di un giorno di lavoro per un operaio. Vatti a fidare delle facce che ti sorridono con calcolata simpatia. Un sorriso, un euro.
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