Il tassametro con il trucco ferisce il cuore della città

di Paolo Graldi
1 Minuto di Lettura
Giovedì 11 Febbraio 2016, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 17:33
Una colpa nella colpa, un'aggravante stucchevole e malefica: il trucchetto elettronico adottato da un gruppetto di taxisti, consisteva nel gonfiare il prezzo delle corse influenzando il tassametro attraverso un telecomando. Ad ogni clic uno scatto in più, ad ogni scatto un aumentino, fino a trasformare il prezzo del viaggio in un autoregalo truffaldino. Intendiamoci, niente che non si sia già visto nel fantasioso mondo delle truffe. Si “succhiano” i codici delle chiavi a distanza delle auto. Si saccheggiano i bancomat copiando i pin dei clienti. Tuttavia la storia dei tassisti romani s'illumina di una luce particolare. Sinistra.

I taxi sono mezzi pubblici, i conducenti sono titolari di licenze che presuppongono controlli stretti del Comune. Sono i biglietti da visita della città. Rappresentano il primo e sperabilmente amichevole incontro di chi indossa gli abiti del turista o quelli di chi fa ritorno a casa. La fama della categoria è arricchita da una letteratura variegatissima: si va dall'accoglienza con chiacchierate su tutto, alla guerra infinita sui costi e sul servizio. Qui, nel nostro caso, c'è qualcosa di più, un'aggravante speciale, perché la tv, il web con i blog virali, hanno diffuso un'idea, un'immagine di Roma, capitale d'Italia dove il raggiro viene gestito da chi anzi dovrebbe proteggerci dal pericolo che esso rappresenta. Non solo una truffa ma una brutta ferita al cuore della città. Si dovrebbe dire meglio: una gran vigliaccata.

paolo@graldi.it