ASCOLTA L'INTERVISTA AL VIGILE SENZA DITO
IL RACCONTO
Caracciolo è tornato a casa nel suo appartamento al Prenestino dove la figlia Daria, 29 anni, e la moglie Roberta si prendono cura di lui. «Provo rabbia - dice l’agente - ero stato già aggredito altre volte ma quell’uomo sembrava indemoniato». Tutto è successo mentre Caracciolo stava perquisendo l’uomo originario di Castellammare del Golfo, fermato da due agenti mentre era a bordo di uno scooter. «Ha prima cercato di investire due colleghe, poco dopo sono arrivato sul posto e lo abbiamo portato via in auto».
L’uomo appare tranquillo. «Sembrava normale - continua il racconto - ma quando siamo scesi dall’auto e ho iniziato a perquisirlo si è scaraventato contro di me: calci, pugni, graffi sulla testa e poi quel morso che mi ha strappato una falange del mignolo. I medici non hanno potuto far niente - aggiunge - perché quel morso ha reciso i tendini. Dovrò essere sottoposto a medicazioni ogni quattro giorni».
Caracciolo pensa ai suoi colleghi: «Poteva andare peggio, io sono alto un metro e novanta, se fosse stata aggredita un’altra persona non so come sarebbe finita». L’agente prova rabbia: «I romani che spesso ci insultano in mezzo al traffico devono sapere che noi vigili rischiamo molto: tra l’altro - aggiunge - a differenza delle altre forze dell’ordine non abbiamo diritto alla cosiddetta causa di servizio. Tradotto: ho subito una menomazione e non avrò alcun risarcimento». Rabbia, dolore, quella mano che non tornerà mai come prima, cosa farà adesso Giuseppe?: «Ovvio - dice senza pensarci - tornerò in strada, con un pezzettino in meno, ma non lascio la divisa né abbandono i miei colleghi».
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