Non solo un gentlemen’s agreement in vista della riunione di oggi. Dato che la Cgil è l'unico sindacato, insieme con la Fials Cisal, a non avere firmato il piano da presentare al governo per rientrare dal passivo di 25 milioni. Perché per la prima volta la sigla si impegna ad osservare il piano nel caso in cui dal referendum tra i dipendenti arrivi un'approvazione. Via libera scontato, dato che a chiedere la consultazione è stato il 66% dei lavoratori che si è già espresso favorevolmente con una petizione. La linea di Di Berardino è: «Qualunque sia l’esito del voto lo rispetteremo». Ma l’obiettivo è di evitare una conta che metterebbe il primo sindacato italiano in schiacciante minoranza. Da qui la resa degli oltranzisti. E non a caso Pasquale Fallaci (rsa Cgil) afferma: «Vogliamo vedere il piano per discuterlo, siamo per il dialogo». Il percorso non è in discesa ma l’agognata firma è un obiettivo alla portata. Un segnale distensivo arriva da Caracalla: sembra scongiurato un nuovo sciopero per Il barbiere di Siviglia di stasera.
L'happy ending in dirittura d’arrivo non sta evitando comunque al teatro un buco da quasi 500mila euro per i mancati incassi degli spettacoli cancellati dagli scioperi. «Pensavamo di poter arrivare alla fine della stagione con un profitto per il Comune di un milione di euro – ha detto ieri il sindaco Ignazio Marino – Ma a causa di pochi che si rifiutano di partecipare agli spettacoli, rischiamo di avere ancora una perdita che poi ricade sulle tasche dei cittadini». Sull’esito della discussione di oggi il sindaco ancora ieri si è mantenuto cauto. Per poi concludere: «Abbiamo fatto tutto il lavoro necessario per risanare l’Opera».
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