Un’ora, due ore, tre, quattro. Arriveranno, tranquilli. Intanto piove, l’ansia dei primi momenti diventa incredulità poi rassegnazione, si aspetta sotto gli ombrelli tra gli insulti e i clacson delle altre macchine. Arriveranno, sì. Vi ho portato qualcosa da mangiare, ecco un bicchiere di vino, signora io non chiudo fino a che non si risolve questa storia, e la pizzeria lì accanto allunga l’orario, hai bisogno di una felpa? Trastevere è come Via Castellana Bandiera, a Palermo, nel film di Emma Dante: la vita di un pezzo di quartiere sospesa intorno a due auto immobili. Passano i carabinieri, ci dispiace non possiamo intervenire. Passa la polizia, siete accanto a un obiettivo sensibile se non rimuovete la macchina saremo costretti a chiamare gli artificieri.
Finalmente i vigili, all’1 e 40 dopo quasi 7 ore. Si scusano: tutte le pattuglie erano impegnate, siamo pochi in strada, la colpa non è nostra. Finalmente è finita questa notte surreale, come il film della Dante, purtroppo non è cinema.
maria.lombardi@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA