Aspetando i vigili, tra un clacson e una pizza

di Maria Lombardi
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Venerdì 23 Settembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:09
Aspettando i vigili. Sei ore e quaranta sotto la pioggia, le auto ammaccate ferme all’incrocio. Intorno pezzi di plastica in frantumi che i motorini dribblano e una folla di amici e passanti che condividono l’attesa. Di chi è la colpa? «La precedenza era la mia, l’ha visto il segnale?». «Sì, ma lei andava troppo veloce». Trastevere si ferma domenica sera per un pacifico duello stradale. Ci sono due macchine che pretendono ragione dopo aver fatto un botto. Impossibile risolvere la contesa da soli, bisogna chiedere aiuto, la prima telefonata al 112 pochi minuti dopo le 7. Non ci sono feriti e nemmeno una rissa, la chiamata viene inoltrata ai vigili.

Un’ora, due ore, tre, quattro. Arriveranno, tranquilli. Intanto piove, l’ansia dei primi momenti diventa incredulità poi rassegnazione, si aspetta sotto gli ombrelli tra gli insulti e i clacson delle altre macchine. Arriveranno, sì. Vi ho portato qualcosa da mangiare, ecco un bicchiere di vino, signora io non chiudo fino a che non si risolve questa storia, e la pizzeria lì accanto allunga l’orario, hai bisogno di una felpa? Trastevere è come Via Castellana Bandiera, a Palermo, nel film di Emma Dante: la vita di un pezzo di quartiere sospesa intorno a due auto immobili. Passano i carabinieri, ci dispiace non possiamo intervenire. Passa la polizia, siete accanto a un obiettivo sensibile se non rimuovete la macchina saremo costretti a chiamare gli artificieri.

Finalmente i vigili, all’1 e 40 dopo quasi 7 ore. Si scusano: tutte le pattuglie erano impegnate, siamo pochi in strada, la colpa non è nostra. Finalmente è finita questa notte surreale, come il film della Dante, purtroppo non è cinema.
maria.lombardi@ilmessaggero.it
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