La strada groviera e la Cassandra Robertone

La strada groviera e la Cassandra Robertone
di Mario Ajello
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Domenica 9 Luglio 2017, 00:00
“Riaperta via della Moschea?”
@AndrewCvz

No, ancora chiusa. Chiusa per lavori imminenti, che non cominciano mai. Chiusa perché ci sono le buche da riparare ma nessuno le ripara. E forse, così dicono le autorità, soltanto verso Natale la strada verrà rifatta. Nel frattempo, fa tristezza vedere gli anziani abitanti dei Parioli che, come profughi, percorrono a piedi quella via bombardata come Sarajevo e ora sbarrata perché le voragini sono diventate troppe e micidiali. Il venerdì, giorno di preghiera nella moschea, che è la più grande e la più bella d’Europa ed è tenuta benissimo, è una pena vedere i fedeli alle prese con la loro via crucis per arrivare a destinazione. E qui, nello schifo chiamato degrado di una via importante in un quartiere a suo tempo elegante, viene alla mente il Robertone.
Chi? Era un personaggio pop di questo quartiere, abitava a due passi da Piazza Euclide, ora è emigrato a Budapest e si nutre laggiù come altrove di raffinate letture mitteleuropee di cui è conoscitore attento, spaziando tra Sandor Marai, Joseph Roth e Stefan Zweig. Negli anni ‘80, il Robertone se ne uscì così, rivolto agli amici: «Ai Parioli si vive male». E tutti a sorridere per questa boutade. A fingere d’indignarsi contro il povero Robertone, tacciato di iper-snobismo, di non capire dove davvero si soffre e in quel dove non c’era (ma c’è) la zona di piazza delle Muse e di viale Parioli. «A Roberto’, ma che stai a di’?!», gli dicevano tutti. E lui, sconsolato e paziente, insisteva. Lo consideravamo un simpatico pallonaro. Si trattava invece di un visionario. La Cassandra Robertone.
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