I nostri tweet futili con la realtà che esplode

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 21 Febbraio 2014, 21:56 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 07:48
S, magari tu passi il tempo a twittare sul festival di Sanremo e il vestito della Littizzetto, sul fatto che sotto casa le buche sono così ampie che potresti arrivare in piazza del Popolo, che le auto in doppia fila ai Parioli sono un flagello e speri che il comandante twittatore mandi i vigili. Ti trastulli a sbeffeggiare i tifosi dell’altra squadra cittadina, segui l’onda dell’hashtag che prende in giro il sindaco affondato con il nubifragio o semplicemente ti scambi sberleffi con chi la pensa diversamente. Twitti su belle ragazze che passano per strada, rilanci la foto degli involtini primavera al ristorante cinese, cerchi il gioco di parole più azzeccato sul nuovo film e conteggi con ansia il numero di retweet che ti fanno sentire figo. Poi a un certo punto mentre passeggi nella tranquillità di una strada del centro e butti un occhio al display dello smartphone, ecco che ti appare il tweet di una giovane infermiera di Kiev che scrive: «Muoio». Cerchi di capire se è un fake, insegui altri tweet, vedi la foto drammatica di una bella ragazza. Un mano sulla ferita, l’altra regge il telefonino, collegamento con il mondo. E capisci che Twitter, i social network, la vita, possono essere qualcosa di molto diverso dalla passeggiata annoiata in centro. Per fortuna quell’infermiera non è morta, l’hanno salvata, dall’ospedale ha ritwittato che sta meglio. Anche se l’inferno di Kiev è ancora là, anche se il flusso di notizie in rete è sempre a rischio incertezza, è bello vedere che su Twitter ci può essere il lieto fine.



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