«Svuoto tutto», se anche i cinesi chiudono

di Maria Lombardi
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Giovedì 23 Febbraio 2017, 23:58
Si iniziano a vedere negozi cinesi che falliscono. La crisi della domanda è arrivata anche per loro
@cesaresacchetti


Quello che costava un euro adesso costa meno della metà. Reggiseno 99 centesimi, pallone di plastica 50, candela profumata 10, maschere di carnevale 45. Su quaderni, penne e colori c’è il 40 per cento di sconto. «Svuoto tutto», «Chiusura attività». I saldi cinesi. C’è stato l’assalto a questa svendita da pochi spiccioli, gli scaffali sono già quasi vuoti, presto lo sarà anche il negozio di largo Valtournanche, a Prati Fiscali. Fino a qualche anno fa in quelle vetrine c’erano abiti e cappotti niente male, sfrattati dalle cianfrusaglie made in China. Non hanno resistito nemmeno quelle. Si sta fermando l’avanzata degli store orientali dove si vende tutto a poco? Non è il solo cartello di resa, quello del Salario. In altri città come Napoli, Milano, Trieste i segnali di ritirata sono più evidenti e già si parla di fuga dei cinesi.

Lì alcuni bar dove si vendevano «colnetti» sono tornati di nuovo a parlare meneghino (involontarie avvisaglie dell’era Trump).
E i parrucchieri da 15 euro taglio e piega devono vedersela con i colleghi italiani che per non sparire hanno dimezzato i prezzi. Se anche i cinesi cominciano a chiudere – dopo aver saccheggiato e trasfigurato le strade dello shopping - vuol dire che l’aria è davvero brutta o che il mondo è sottosopra. D’altra parte le vie del commercio sono ormai infinite – anche i tradizionali saldi quest’anno un flop – e sempre di più si raggiungono restando sul divano. Il giorno in cui - speriamo mai - tutte le vetrine saranno virtuali, rimpiangeremo le passeggiate tra mollette per bucato, guinzagli, grattugie e zerbini.
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