Sole, cuore, amore. Ma neanche un «grazie»

di Davide Desario
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Martedì 23 Maggio 2017, 00:05
Sole, cuore, amore e un grazie ai cronisti che ispirano i film
@MariaLatella

Sole, cuore, amore. Tre parole, come la canzone di Valeria Rossi. In questi giorni sono tornate sulla bocca di tutti perché sono diventate il titolo di un bel film di Daniele Vicari che racconta la Roma reale. Quella che passa ore su bus e metro per andare a lavorare dall’altra parte della città perché un lavoro più vicino non c’è. Quella Roma che non vive ma sopravvive sognando tempi migliori. Quella che si aiuta, che soffre e che comunque sa trovare anche il tempo di ridere. Quella Roma che muore lentamente perché non può curarsi o all’improvviso per colpa di uno dei tanti incidenti in auto o motorino.
Il film di Vicari è ispirato a una storia vera (anche se, dice lui, contaminata con altri racconti). La storia di Isabella Viola, mamma di 4 bambini, che viveva a Torvajanica e lavorava in un bar al Tuscolano: ogni giorno cinque ore di mezzi pubblici per portare a casa pochi euro. Almeno fino a quando il suo cuore non smise di battere sulla banchina della stazione Termini. Una storia struggente e dura come solo la vita sa essere. E che abbiamo scoperto a fine 2012, come uno schiaffo inatteso, grazie alla penna della cronista del Messaggero Laura Bogliolo. Senza quelle righe non avremmo mai conosciuto il dramma di Isabella e non avremmo visto lo splendido “Sole, cuore e amore”. Almeno così com’è. Vicari, però, non ha riconosciuto il lavoro della giornalista. Nemmeno nei titoli di coda. E su Twitter difende la scelta: «Il film è frutto di un miscuglio inestricabile di suggestioni diverse, non c’è la minima volontà di nascondere qualcosa». Eppure bastavano proprio tre parole: grazie Laura Bogliolo.

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