Quando allo sfascio non c’è proprio scampo

di Mario Ajello
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Domenica 21 Gennaio 2018, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 00:16
Magari mettiamo 
a posto via della Moschea

@MarcoBillima

Confessione politicamente scorretta. Ci sono così tante buche lungo le strade di Roma che a volta si cede all’errore vergognoso - ma motivato dal bisogno di salvare la schiena e gli ammortizzatori e dalla paura di sprofondare in una voragine senza fondo - di imboccare la posta ciclabile (quando c’è) con la moto. E di percorrere quella tra i legittimi vaffa dei ciclisti e dei pedoni, invece di sobbalzare e rischiare l’osso del collo sull’asfalto normale (si fa per dire) per automobilisti e motociclisti. Sì, questa è una terribile confessione, quasi indicibile, relativa a un comportamento incivile. Però, su via della Moschea, neppure la pista ciclabile si può invadere per fuggire dal selciato bombardato, indecoroso, sconcio della strada normale ridotta a orrenda mulattiera che anche i muli snobberebbero e da cui pure i maiali, ormai animali domestici della Capitale, si tengono lontani nonostante ai bordi di questa via mezza chiusa e mezza aperta la spazzatura abbandonata non manchi. Ebbene, anche la pista ciclabile su via della Moschea è impraticabile: sterpi, pezzi di vetro, buche e pozzanghere, immondizia, pezzi di cerchioni di auto buttati lì e un’atmosfera di desolazione sporca che Roma e i romani non meritano. Neanche quelli che, passando maleducatamente dove non si può passare, credono di sottrarsi allo sfascio e invece non c’è proprio scampo. 

mario.ajello@ilmessaggero.it
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