Il linguaggio universale del colpo di clacson

di Davide Desario
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Martedì 30 Settembre 2014, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 17:11
che voi non lo sapete Ma noi a #Roma c'avemo le #automobbili che se soni er clacson vanno pi veloci. #ertraffico

@ANFAMEEE


Roma è forse l’unica città dove un colpo di clacson può voler dire mille cose. Ma quasi sempre non dipende da chi lo fa, ma da chi lo riceve.

Così, se percorri la Colombo e suoni il clacson ad un altro conducente che ti stringe verso lo spartitraffico puoi ricevere infinite reazioni.



Il venerdì sera c’è il quarantenne con il suv della Bmw che interpreta la strombazzata come una brutta figura con la ragazza, tutta in tiro, al suo fianco e allora fa il duro: ti affianca e discute. Lo stesso quarantenne, se la bella ragazza non è in auto ma su What’s App, alza un braccio per chiedere scusa.

Al mattino sulla Salaria c’è l’auto con donna al volante e il marito a destra. Se suoni, la conducente non reagisce perché teme anche la “cazziata” del marito, pronto a schierarsi contro di lei. Se, invece, è mezzanotte e a bordo non c’è un uomo ma solo donne, la conducente si sente più forte. E se su Corso Francia dai colpo di clacson, perché sta invadendo la tua corsia, quando ti affianca o ti prende a parolacce o ti sfotte con le amiche.

C’è, poi, l’anziano, quello che Roma la comandava con un dito, che non accetta di essere ripreso e quindi su via Gregorio VII ti manda a quel paese.

Ci sono le suore che sul lungotevere tirano dritte come fossi il diavolo. Ci stanno gli autisti di bus e camion che soprattutto in periferia non li smuovi neanche a cannonate, ti guardano e non dicono nulla. E poi ci stanno i tassisti per i quali un colpo di clacson è quasi una medaglia. E Roma suona, tutta, che è una bellezza.



davide.desario@ilmessaggero.it