Quando in città si viveva di poesia e cultura

di Mario Ajello
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Domenica 1 Maggio 2016, 00:00
«Nel ’93 muore Antonello
Trombadori, intellettuale
romano, amico di Renato Guttuso
e di Giorgio Napolitano!».

@giunotarnicola

E’ stato questo e molto altro Antonello Trombadori. Quando il Pci si considerava un «intellettuale collettivo», egli era al centro di quella stagione di grande vitalità e secondo molti addirittura di egemonia della sinistra sulla cultura. Oggi nasce il premio di pittura Antonello Trombadori, sarà assegnato in questo primo maggio in campagna, dalle parti di Frosinone ed è una bella iniziativa perché Trombadori fu anche pittore così come suo padre Francesco (famoso esponente della scuola romana) e suo figlio Duccio. Da questo punto di vista, i Trombadori hanno fatto filotto. E le foto di Trombadori, ora pubblicate in «Album di famiglia»? Ritratti di Togliatti, di Neruda, di grandi personaggi e di una grande stagione, gli anni ’50, in cui Roma è stata protagonista. E le sue poesie dialettali romanesche? Basti pensare ai brillanti sonetti che per un decennio Trombadori ha pubblicato sul Messaggero. Il personaggio insomma è stato di rilievo assoluto. Basti ricordarlo come direttore del «Contemporaneo», la rivista in cui la cultura comunista interagiva con le correnti più innovative. Oppure, ecco Trombadori come aiuto di Carlo Lizzani e di Roberto Rossellini in «Roma città aperta». Un premio di pittura che porta il suo nome è l’iniziativa che ci voleva. Riuscirà qualcuno degli artisti, che oggi si cimenteranno nella gara, ad eguagliare per esempio l’intensità espressiva del «Miliziano a riposo» che Trombadori dipinse nel 1937, in piena guerra civile spagnola? 
mario.ajello@ilmessaggero.it
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