e buttato per terra,
tenendomi le mani intorno
alla gola e mi hanno rapinato
Vitaliano
«Mi hanno picchiato e rapinato dell’orologio, nell’indifferenza più totale della gente». È un racconto di un’ordinaria violenza metropolitana, quello che un imprenditore affida alla sua pagina Facebook. Uno sfogo con gli amici, con la consapevolezza di non essere l’unico e neanche l’ultimo a cadere nelle mani di quelle bande organizzate che infestano le zone della movida, a caccia di prede. È accaduto la scorsa notte in strada all’Eur, uno dei cuori pulsanti della nightlife capitolina, dove, grazie a Fiesta e al Gayvillage (e non solo), il popolo della notte sazia la sua fame di leggerezza. Sono da poco passate le 4, Vitaliano è solo. «Avevo appena lasciato il mio gruppo di amici e la mia macchina era poco distante dall’ingresso del Village. Alcuni hanno visto e non sono intervenuti. Erano così aggressivi da non farmi respirare. Questa gente non ha paura di nulla, non ha niente da perdere». Vitaliano è spaventato: «Mi fa paura il fatto che si dia ad un oggetto un valore più alto rispetto ad una persona. Provo grande dolore per le botte. Grazie alla polizia che è arrivata subito».
È una rabbia condivisa da molti e la sensazione prevalente è quella di un’assuefazione ad un’illegalità diffusa. Così come si paga il pizzo ai parcheggiatori abusivi che infestano la città o si tollera lo spaccio selvaggio di droga, anche negli stessi locali, ci si è ormai abituati alla violenza gratuita, che prolifera laddove il controllo del territorio, da parte delle forze dell’ordine, permette ai criminali di muoversi liberamente.
marco.pasqua@ilmessaggero.it
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