Roma come il “Palo della morte”: un posto che non esiste più

Roma come il “Palo della morte”: un posto che non esiste più
di Pietro Piovani
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Giovedì 17 Agosto 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 00:48
Con la creazione
di quest’evento e di quello
dello scorso anno, qualcosa 
mi dev’esser sfuggita di mano... 
Gianlvca Bonetti



È veramente difficile interpretare il fenomeno del Ferragosto sotto al Palo della morte. Durante tutta la giornata del 15 parecchi romani hanno deciso, senza una ragione precisa, di fare un salto in zona Vigne Nuove e di scattarsi una foto nel punto in cui il coatto verdoniano Enzo del film “Un sacco bello” si incontrava con l’amico Sergio prima di partire per Cracovia. Il pellegrinaggio si è tenuto per il secondo Ferragosto consecutivo, e se continua così nei prossimi anni potrebbe diventare un appuntamento fisso della ritualità capitolina, come il 23 giugno a San Giovanni o la Befana a Piazza Navona.

La cosa più surreale di questa sgangherata storia è che il cosiddetto “Palo della morte” non c’è più: il grande traliccio dell’elettricità nel frattempo è stato rimosso. Ma non fa niente, il selfie vale lo stesso. Certe volte non è la realtà a ispirare i film ma al contrario sono i film a creare una realtà alternativa, inesistente, inventata. Chi si siede ai tavolini del bar Necci finge di rivivere nella Roma di “Accattone”, dimenticandosi che invece quella strada, i palazzi intorno e soprattutto la gente del Pigneto non hanno più nulla a che vedere con i ragazzi di vita e il paesaggio pasoliniano degli anni Cinquanta. E il Gran Caffè a piazza dell’Aracoeli che con fierezza ricorda ai suoi clienti di essere il bar di “Febbre da cavallo” oggi è un luogo di ritrovo per turisti, non certo per i romani appassionati di corse. Roma ormai sembra come il Palo della morte, un luogo che non esiste più. Forse l’unica Roma vera è quella dei film.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
 
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