Quei divieti romani che nessuno rispetta

di Maria Lombardi
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Venerdì 15 Settembre 2017, 00:04
Adesso mi dovete spiegare chi controlla la geniale idea dei panni stesi vietati A Roma i divieti ci sono ma...
@violamartella46

Qui non si può attraversare. Ma dai, è un attimo, perché mi devi fare arrivare fino a laggiù? Ti dico che non si può. Su, adesso che non passa nessuno. Se attraversi qui, faccio finta di non conoscerti. Addirittura, per quattro passi da un marciapiede all’altro? Ma tu non sai quanto sono terribili qui, non capisco perché voi romani vi dovete sempre fare riconoscere... A parte il “voi romani” che detto da uno che fino a dieci mesi fa avrebbe parcheggiato davanti al Colosseo senza imbarazzo, e forse ci ha pure provato, fa sorridere. A parte il “voi” così sprezzante, grazie di aver involontariamente dato delle belle notizie. La prima: trecento giorni di Londra sono bastati a fare di un campione di sregolatezza un militare.

La seconda, illuminante: per educare quelli che a Roma sembrano ineducabili bisogna essere terribili. Come altrove hanno il coraggio di essere. Non servono tremila divieti, solo del sano rigore: se sbagli, ti faccio prima vergognare e poi pentire di aver sbagliato. Meglio non chiedere quante multe e quanto imbarazzo è costata l’educazione londinese. Eterna gratitudine agli inflessibili. Qui, invece, tutti convinti di avere il dono dell’invisibilità, faccio “come mi pare” tanto “chi mi vede”. Nessuno, appunto. E si continua a progettare divieti su divieti - tipo niente cibo sui bus e panni sui balconi - che faranno la fine degli altri, ignorati, perché tanto chi vede. Ci vorrebbe un’invasione di terribili, sperando che dopo 10 mesi di Roma non comincino anche loro a fare alla romana.

maria.lombardi@ilmessaggero.it
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