Processo al Classico, inutile e indispensabile

di Maria Lombardi
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Venerdì 21 Novembre 2014, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 00:01
Il liceo classico? Assolviamolo

ma va riformato. Processo

con giuria alto livello. Ichino

accusatore, Eco difensore.


@paoladelusa



Assolto «perché il fatto non sussiste». Non sarà punito, il liceo classico, la Corte lo ha salvato. L'interrogativo posto ai giudici era proprio questo: deve continuare a esistere? Ha senso una scuola che insegna le lingue morte in un mondo dove ormai contano solo gli algoritmi? Ha vinto la difesa di Umberto Eco, «senza la cultura umanistica ci si appiattisce sul presente», ha perso ma non del tutto l'accusa di Andrea Ichino, più importante sapere cosa sono i mitocondri che conoscere l'aoristo.



Il processo spettacolo di Torino non è il solo subito in questi giorni dal ginnasio. L'economista Michele Boldrin da Saint Louis, Missouri, ha attaccato «la maledetta cultura del liceo classico», un lusso fuori tempo. Ogni volta che si torna a parlare della riforma dell'istruzione se ne chiede la condanna a morte. Il fatto è che sta morendo da solo, negli ultimi dieci a le iscrizioni si sono dimezzate, anche a Roma, adesso solo il 6 per cento dei ragazzi lo sceglie. Chi lo difende sostiene che il latino e greco aiutano a ragionare, sono un prezioso esercizio mentale. Fosse solo questo si potrebbe sostituirli semplicemente con qualche rebus.



Chi lo accusa lo ritiene superato, vecchio, e di certo lo è. Il latino serve a poco anzi a niente, ma è bello - c'è chi lo odia ma questa vale per tutte le materie - e come avverte il critico Giovanni Pacchiano «ai ragazzi bisogna insegnare la bellezza». Che non è utile - non quella bellezza lì - si fa gioco degli algoritmi incapaci di riprodurla e pure dei professori di estetica inadatti a spiegarla. Semplicemente è, inutile e indispensabile.