Poco tempo, tanti rischi: quante bici nel cassetto

di Raffaella Troili
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Mercoledì 26 Ottobre 2016, 00:02
"ma non capisco perché a 
Roma non prendete la bici” 
certo, abitiamo e lavoriamo tutti 
nel centro storico dei film secondo voi"

@sciarlotta

Pasquale non nega un posto a nessuno. Nel suo garage tra un po’ ci sono più bici che auto. Ogni volta che qualcuno gli chiede: “Posso appoggiarla qui da te?”, non fa una piega, “come no? ma ti pare”. In realtà, mentre l’ennesimo ciclista per caso, gli molla la sua due ruote, bofonchiando tanti “vorrei ma non posso”; “quest’anno però cambia tutto” e “così mi muovo un po’ e soprattutto evito il traffico”, lui una piega la fa, è quel sorriso comprensivo, educato e sornione che gli sfugge ai lati della bocca, quando si è già voltato per riporre l’ennesima bicicletta. «Poi non la prendono mai, vanno sempre di corsa», lo sa bene ormai, eppure non dice di no a nessuno, accoglie gli entusiasmi fugaci di chi sogna di mollare l’auto, girare spensierato, mettere un punto e a capo. Perché il suo cimitero delle bici è lastricato di buone intenzioni, di tanti “ora cambio vita”, “rallento”, “mi muovo un poco”, “riprendo i miei spazi”. Come no. Pasquale sorride, perché le biciclette sono tutte lì, un po’ impolverate e tristi, come cavalli in una stalla, in perenne attesa che si affaccino dame e cavalieri. Non c’è tempo per muoversi in bici e Roma non è una città per bikers. Ci sono i Colli è vero, non è facile pedalare come in altre metropoli, ma il punto è che le ciclabili non sono contemplate, sono un gioco per pochi, i quali rischiano spesso la vita, abbandonate all’incuria, non segnalate, per nulla messe in sicurezza, offese dai prepotenti in auto e dall’incuria. Da Prati a Magliana, troppi giorni il bollettino parla di morti e feriti. E così alla fine, Pasquale è contento, che quelle bici restino accatastate, nel suo garage.

 
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