Pasolini e la sua città: più triste o allegra?

di Mario Ajello
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Domenica 20 Aprile 2014, 09:54 - Ultimo aggiornamento: 09:55




La Roma di PPP si può scoprire nella mostra molto bella, curata da Gianni Borgna, che è morto purtroppo e che grande perdita, allestita al Palazzo delle Esposizioni. Guardando quella Roma, e guardando questa Roma, ci si chiede: era meglio la città allora o meglio oggi? Quella era più triste di questa? O quella era più allegra e vitale e come ci siamo rovinati? Pasolini, di Anna Magnani in «Mamma Roma», scrisse: «Sotto le ciocche disordinate, nelle sue occhiaie vive e mute, si addensa il senso della tragedia». Tragica Roma? O aveva ragione Franco Citti, uno dei primi amici romani di PPP e volto di Vittorio in «Accattone», che ha detto: «A Pier Paolo piaceva soprattutto lo spirito e il modo delle borgate, questa gente allegra?».



Quella Roma di allora era la Roma descritta nella mostra attraverso la casa di Totò in «Uccellacci e uccellini», le vie di «Mamma Roma», il «Pigneto» di Accattone, le baracche dei «Ragazzi di vita» e di «Una vita violenta». Ci sono poi i luoghi che frequentava (e non erano il Pantheon o Villa Borghese), le case in cui ha vissuto, le abitazioni dei suoi amici, quella di Sandro Penna, di Alberto Moravia, di Laura Betti. Si respira il clima delle discussioni politiche e intellettuali di quel tempo, si ripercorrono gli incontri, le arrabbiature, gli slanci e i fastidi di uno scrittore civile e delle persone che insieme a lui facevano di quella Roma la Roma che per 25 anni ospitò Pasolini e appassionò PPP. Era meglio quella, sia pure più povera? E’ meglio questa, meno disperata ma forse chissà?



mario.ajello@ilmessaggero.it