I nasoni, capolavoro del design romano. Ma chi li ha inventati?

I nasoni, capolavoro del design romano. Ma chi li ha inventati?
di Pietro Piovani
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Giovedì 6 Luglio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 16:09
Nasoni ribelli e rivoluzionari.
@Stone_ColdCrazy

Già il nome “nasone” è bellissimo: di popolare semplicità e al tempo stesso immaginifico. Più bella ancora è la forma, semplice anch’essa ma fantasiosa, di quella fantasia che non fa nulla per farsi notare. Infatti di solito le fontanelle in ghisa romane non vengono notate, e meno che mai dai romani, che se le trovano davanti agli occhi da sempre e quando una cosa la vedi tutti i giorni è naturale che non ci fai più caso. Ora però che i nasoni sono entrati nel dibattito nazionale (chiuderli per risparmiare acqua o lasciarli aperti per evitare che si formino le bolle d’aria nelle condutture?) ci accorgiamo del loro valore simbolico e - come va di moda dire - identitario. Perché di sicuro, che siano aperti o chiusi, i nasoni esistono in un solo posto al mondo, e questo posto è Roma.

La loro invenzione risale all’anno 1874, cioè all’epoca in cui la città del Papa era appena finita sotto il controllo dello Stato nazionale italiano diventandone la capitale. L’epoca insomma dei cosiddetti “piemontesi”, che oggi viene bistrattata e magari a ragione, ma che per Roma fu anche una stagione di grande vitalità intellettuale, politica e artistica. Fu uno degli ultimi periodi in cui la città ebbe la capacità di creare sue forme originali, uniche al mondo, riconoscibili da tutti. Allora il concetto di design non esisteva, ma i nasoni sono la magistrale opera di un anonimo designer, forse uno scultore, forse un architetto, chissà chi. Varrebbe la pena di rovistare negli archivi del Campidoglio per scoprirlo.

(Nella foto: un nasone e un cestino per l'immondizia in centro; un confronto tra il design di ieri e di oggi)

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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