I migranti puliscono la strada, i romani (che la sporcano) ringraziano

I migranti puliscono la strada, i romani (che la sporcano) ringraziano
di Pietro Piovani
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Giovedì 23 Marzo 2017, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 16:47
#Roma #cosebelle ogni 2 giorni
incontro questi #immigrati che
puliscono una via terribilmente 
abbandonata in pieno centro. Finalmente
@LFormaDeiColori


«Gentili signore e signori, desidero integrarmi». È l’incipit di un cartello che alcuni nigeriani appoggiano in terra per poi dare di ramazza sui marciapiedi di Roma. «Vi chiedo soltanto un contributo di soli 50 centesimi» recita lo zoppicante testo sistemato accanto a una cassetta per le offerte. Ieri abbiamo parlato con uno di questi ragazzi. Si chiama Mavis, ha 30 anni e come zona di intervento ha scelto via di Donna Olimpia, un lungo marciapiede pieno di passanti, di negozi, di cartacce, buste di plastica, mozziconi di sigaretta, cani che fanno la cacca e padroni che non puliscono.

Mavis lavora con scopa e paletta gentilmente fornitegli da un negoziante della zona. Dice di abitare «a Gonella», che dovrebbe essere una residenza per richiedenti asilo a San Basilio. Racconta la sua storia, uguale a quella di tanti altri nigeriani: è cristiano, lavorava in una sartoria, quando i terroristi islamici di Boko Haram hanno ucciso la madre e il padre lui ha deciso di scappare, ha aspettato per quasi un anno e mezzo in Libia lavorando come lava-macchine, ha pagato mille e 200 euro per salire su un barcone con la moglie e due figli, finalmente è arrivato in Italia. E adesso pulisce la strada a Monteverde.

«Qui mi trattano tutti bene, sono contenti, mi ringraziano», dice Mavis. Sogna di mandare a scuola la figlia più grande, che ha sette anni ma non può iscriversi perché non ha i documenti. Le signore di Monteverde con le buste della spesa si fermano a lasciargli due spiccioli: «A questo qua glieli do i soldi, almeno lui quarcosa ‘a fa». Il qualcosa che fa Mavis si chiama lavoro socialmente utile, e lo potrebbero fare tanti altri immigrati se solo le istituzioni fossero più organizzate, e se tutti noi riuscissimo ad affrontare il tema dell’immigrazione con un po’ di razionalità.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
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