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Liborio Rivera. La maggior parte dei romani non sa chi sia. E invece lui ha fatto tanto per loro. Perché dietro quasi ogni galleria e ogni tunnel della Capitale, che quotidianamente percorriamo in auto o scooter, c’è il suo zampino.
E’ nato a Maglie il 9 aprile del 1938. Da giovanissimo è arrivato a Roma. E Roma, come solo lei sa fare, lo ha accolto. Lo ha adottato. Lo ha fatto romano a tutto tondo.
Rivera ha studiato geologia. Si è laureato alla Sapienza ed è presto diventato uno dei geologi più importanti d’Italia. Ha dedicato la sua vita a contrastare il dissesto idrogeologico del Paese. Il suo ultimo intervento è stato per risolvere i problemi causati dalla frana sulla collina di Monte Mario avvenuta nel febbraio del 2014: il crollo di via Cassia (angolo via Pareto), in quella piccola ma fondamentale strada che collega piazza dei Giuochi Delfici a via Cortina d’Ampezzo. Una frana che per mesi ha letteralmente mandato in tilt Roma Nord. Tra polemiche e accuse.
Liborio, adesso, non c’è più. E’ morto il 21 settembre scorso mentre riposava in una clinica a Monteverde. Il figlio Andrea ha un desiderio: quello che nella facoltà di Geologia ci sia un’aula, una biblioteca o una borsa di studio intitolati al padre: «Sarebbe bello - dice Andrea- che almeno i geologi di domani potessero appassionarsi al loro futuro conoscendo il loro passato».
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