Le mamme ai tempi dei gettoni telefonici

di Maria Lombardi
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Venerdì 18 Agosto 2017, 00:03
La tecnologia e l’aumento delle insicurezze: tutto sotto controllo voglio avere queste mamme! Porelli i figli...
@grisuccia

Viva le mamme di una volta, solide e disconnesse. «Ciao, tutto bene. Sono a P....», i gettoni telefonici andavano giù più veloci delle parole e tante volte le lasciavano a metà. Tu, tu, tu, tu. Comunicazione interrotta, chissà da dove arrivava e cos’era quella “P”. Le madri appese al filo erano allenate a restare nel dubbio, digerivano in fretta l’amarezza di un clic improvviso e senza ritorno, quel «ciao» doveva bastare per giorni, magari il prossimo sarebbe stato più loquace.
Impossibile richiamare, inutile coltivare domande. Ha detto tutto bene, e ci si può solo credere. L’assenza di linea assicurava anche la libertà del viaggio, free pure la comunicazione, chiamo quando voglio, l’avventura era senza rete. Forti, quelle signore pre-Tim, costrette a dominare lo stress, e si consolavano magari pensando alle loro, di madri, che non avevano nemmeno un filo a cui appendersi e aspettavano lettere o cartoline. Adesso si parte con la famiglia in tasca, perché c’è anche la nonna che manda whatsapp e vuole sapere. Pesanti, queste mamme bulimiche di contatti e ricattatrici, se non scrivi 3 volte al giorno niente ricarica. Si lanciano in chat che sono interrogatori degni del pool antiterrorismo, fanno le 007 sui social, collezionano tracce. L’ultimo accesso whatsapp due ore fa? E che ha fatto in queste due ore? Il paradosso della comunicazione no stop, l’ironia dell’iper-controllo: invece di rasserenare moltiplicano l’ansia. Basta, mi avete stufato. La prossima volta parto con i gettoni e se trovo una cabina vi chiamo. Clic. 

maria.lombardi@ilmessaggero.it
 
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