Le commesse-stalker e lo shopping da incubo

di Marco Pasqua
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Lunedì 11 Dicembre 2017, 00:05
Capisco che è il loro lavoro ma le commesse insistenti non mi fanno affatto sentire a mio agio nei negozi
@gryffintrek

Ci sono quelle (o quelli) che fanno di tutto per rifilarti l’utilissima e fondamentale speciale suola anti-urto che dovrebbe durare più delle scarpe stesse. Quelle che appena ti fermi per due secondi davanti ad uno stand di profumi iniziano a ricoprirti di spruzzatine di prova di fragranze che si traducono in mal di testa e nausea; quelle che pretendono di guidarti anche nella difficilissima scelta dei calzini; quelle che mentre stai tranquillamente osservando uno scaffale pieno di camicie insistono per rimanere accanto a te, anche solo per farti sentire in colpa se non provi nulla; quelle che se tu sei lì per acquistare un maglione fanno di tutto per convincerti che in virtù di una supermegapromozione faresti meglio a comprarti una tuta acetata. Oltre l’educazione e la cura della proprio clientela, ecco le commesse/i-stalker (che certamente rispettano le indicazioni dei loro datori dei lavoro). Particolarmente agguerrite in questi giorni pre-natalizi, sono l’incubo di chi vorrebbe liberamente trastullarsi nei negozi anche solo per curiosare. E, invece, si ritrova circondato da questo esercito che ha un solo compito: quello di indurre ad acquistare. Ma quello che i commercianti non hanno capito è che questo tipo di stalking ha un solo effetto: allontanare il cliente dal negozio trasformato in un ring, dove inevitabilmente vince soltanto chi fugge e sceglie di “ribellarsi” alla legge dell’acquisto imposto a tutti i costi, con quei “serve aiuto?” che sono la colonna sonora di uno shopping da incubo.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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