La colazione del vigile urbano non può attendere

di Pietro Piovani
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Mercoledì 1 Ottobre 2014, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 13:06
Devo muovermi perch ho lasciato la macchina in divieto e fra poco i vigili smetteranno di fare colazione

@Cambiacasacca



Una ragazza che chiameremo Sandra ha cambiato casa e ha spostato la sua residenza nel primo municipio. Come da prassi, nel nuovo domicilio sono arrivati i vigili urbani per controllare, ma non hanno trovato nessuno perché Sandra lavora tutto il giorno. Hanno lasciato l’avviso nella cassetta della posta: presentarsi tra le 7 e le 8 del mattino all’ufficio dei Servizi demografici. Quell’orario così ristretto è quasi inconciliabile con la giornata lavorativa di Sandra. Al telefono, una addetta le spiega che purtroppo non ci sono alternative: «È l'unica ora possibile, dopo le 8 dobbiamo andare in giro a fare gli accertamenti nelle case». Sandra si rassegna, si organizza, e il venerdì mattina alle sette si presenta all’ufficio di viale Trastevere. Dopo essersi orientata nel labirinto di corridoi, tra cartelli e avvisi attaccati al muro con lo scotch, infine raggiunge l’ufficio Cambi di residenza, stanza 103. E trova la porta chiusa. Si mette a sedere. I minuti passano, per fortuna in borsa aveva portato un libro. Alle 7,25, un po’ per ingannare il tempo un po’ per sfogarsi, fotografa la porta e diffonde l’immagine su Twitter. Chiede a qualcuno se ha visto arrivare i responsabili dell'ufficio. «Saranno andati a fare colazione» li giustifica un collega. Sembra una battuta, il solito luogo comune del vigile urbano che sta al bar a fare colazione invece di lavorare. Ma il cappuccino non potevano prenderselo dopo le 8? Finalmente arrivano i due vigili, un uomo e una donna, che almeno la accolgono con un educato: «A signo’, scusi tanto». Sbrigata la pratica in pochi minuti, Sandra può cominciare la sua giornata. Lei però non ha più il tempo per fare colazione.



pietro.piovani@ilmessaggero.it