L’estate in solitudine dei giovani autistici

di Raffaella Troili
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Martedì 1 Agosto 2017, 23:34 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 00:09
Autismo, vaccinazioni? Dna, predisposti? Spavento? Ancora si naviga in alto mare
Ugo Mainolfi

Non è il solito Ugo Mainolfi, l’organizzatore di eventi mondani, il manager, il consigliere dell’Accademia europea per le relazioni economiche e culturali, l’amico di nobili e vip che sorride nelle foto della Roma by night. E’ il padre preoccupato, il nonno esasperato quello che chiede aiuto, dopo aver già mandato sos al ministero della Sanità, al Municipio IX, al commissariato Esposizione, a prefetti e questori. Suo nipote Gabriele, 18enne, soffre di una forma non gravissima di autismo, a occuparsene sono lui e il figlio Gianluca, che da poco ha avuto un infarto e a cui è stato affidato il ragazzo. 
Per gli autistici, specie grandi, l’assistenza è inesistente, così i familiari sono allo stremo, quel ragazzone che ha solo bisogno di pasticche non ha altri che loro. «Non una casa famiglia, un progetto di colonia estiva per stare in compagnia, tante belle parole, ma nessuno che prenda a cuore davvero la questione. Abbiamo bisogno d’aiuto, da soli non ce la facciamo».
Niente di nuovo, ed è per questo sempre impressionante. Per gli autistici c’è poco e niente, la malattia non fa tanta distinzione sociale, la solitudine coinvolge tutti. Ed è tutto in salita, per chi è già più sfortunato degli altri. Dalle ore di sostegno tagliate a scuola e quindi i giorni inutili trascorsi a casa d’inverno, al massimo un giretto al centro commerciale, all’estate in città. «Asl, servizi sociali, dirigenti regionali, ministero, polizia, Corte d’Appello ho chiesto a tutti una soluzione urgente, a oggi zero risultati». Porte chiuse, come un autismo forzato e indotto, che si aggiunge a quello vero.

raffaella.troili@ilmessaggero.it
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