Gigi Magni e i nostri padri che vivevano in una città irachena

di Pietro Piovani
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Giovedì 18 Settembre 2014, 00:58 - Ultimo aggiornamento: 08:27
Gigi Magni: ogni pietra di Roma racconta la storia di tutti.

@RikrdoDeAngelis






Immaginate di vivere in una città con la guerra alle porte, dove da un momento all'altro arriveranno i raid aerei degli Stati Uniti. Una città attraversata da bande armate, dove squadracce di miliziani possono entrarti nel palazzo, perquisire gli appartamenti e le persone, stuprare una donna già che ci sono, e poi andarsene via senza dare spiegazioni. Dove il tuo vicino di casa può essere un combattente ribelle che nasconde le armi nel cassetto. Dove è vietato girare di notte, ma i ragazzini giocano all’avventura facendo pericolose passeggiate al buio, pur sapendo che i soldati sono pronti a sparargli addosso. Dove nessuno può permettersi di fare il bagno al mare, ma si può prendere il sole su una spiaggetta in riva al fiume, in mezzo ai sorci. Dove tutte le famiglie hanno le cimici in casa, e periodicamente fanno la disinfestazione passando la fiamma sulla rete del letto, affumicando le stanze con l'odore degli insetti bruciati. E dove, naturalmente, si muore di fame.



Non stiamo parlando di una città siriana o irachena, ma della Roma in cui sono cresciuti i nostri padri o (per i più giovani) i nostri nonni, al tempo dell'occupazione nazista. È la Roma raccontata in un bellissimo romanzo pubblicato nel 1990 da Gigi Magni, titolo “Nemici d'infanzia”. Conosciuto da tutti come «il regista che ha raccontato la Roma papalina», Magni in realtà ha raccontato anche molto altro, e oltre che un regista è stato un importante drammaturgo, uno storico appassionato e un bravissimo poeta.



La lettura di quel romanzo andrebbe consigliata ai ragazzi di oggi, che forse neppure si immaginano da quale mondo venga il loro mondo. Inoltre chi vuole ha ancora tre giorni di tempo per visitare alla Casa del cinema la mostra che espone le vignette e i disegni schizzati da Magni per pubblicarli sui giornali o semplicemente per gioco.



pietro.piovani@ilmessaggero.it