Gelato, birra e rissa: la fine dell’educazione

di Maria Lombardi
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Venerdì 21 Ottobre 2016, 00:02
diciamolo pure, 
io sono pronta alla rissa 
ogni santo giorno 
sulle strade di Roma

@ammaiFiamma

Noi facciamo «come c...ci pare. È chiaro o no? Volete che ve lo spieghiamo meglio?» Non servono altre parole, tutto chiarissimo, ogni sguardo affilato come una lama. Il gelataio vicino viale Romania, ai Parioli, avverte l’aria tesa, capisce che può mettersi male ed esce dal locale. Lì davanti ci sono quattro ragazzi romani sui vent’anni che hanno appena preso dei coni e tre romeni con bicchieri di birra in mano. «Guarda che qui non si p....a sulle macchine». È cominciata così, uno degli universitari fa notare allo straniero che non è il caso, e poi davanti a un bar. Quello alza le spalle, con l’aria di sfida. Finisce l’ultimo sorso di birra e butta il bicchiere per terra. Uno dell’altro gruppo si avvicina, raccoglie la plastica e la lascia cadere nel cassonetto. Torna dagli amici pulendosi lei mani sui jeans, senza parlare. «Ma che, ci volete insegnare l’educazione? Ci volete umiliare? Levatevi dai c....». «E voi imparate a fare le persone civili». «Ci state insultando, eh! Brutti str.....». E via con gli spintoni, le spalle che si urtano con violenza, le mani che minacciano. «Chiamate i carabinieri», il gelataio si mette in mezzo prima che qualcuno possa farsi male. Parte la chiamata al 112, un romeno salta sul motorino e sparisce, gli altri lo seguono. I quattro amici restano lì a chiedersi in silenzio quand’è che si è persa la libertà di esigere rispetto, buonsenso, educazione. E da quand’è che si deve avere paura di sentirsi cittadini nella propria città. 

maria.lombardi@ilmessaggero.it
 
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